Ritorna il “Premio Fidas San Marco Argentano”
Ritorna il “Premio Fidas San Marco Argentano”, organizzato dalla sezione normanna della Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue di Paola.
Il riconoscimento è a cadenza biennale e quest’anno saranno premiati i professionisti Antonio Damis, dirigente biologo presso la casa della salute di San Marco Argentano; Luigi Bruno, medico presso il Centro di Salute Mentale di Roggiano Gravina; Francesco Zinno, direttore del dipartimento di medicina trasfusionale Area Nord Calabria. Oltre ai premiati interverranno: Virginia Mariotti, sindaco di San Marco Argentano; Ignazio Iacone, sindaco di Roggiano Gravina; Giulio Serra, già consigliere regionale; Carlo Cassano, presidente provinciale Fidas Paola; Gianluca Gallo, consigliere regionale; modera e conclude Antonio Parise, presidente della federazione regionale Fidas Calabria.
Durante la manifestazione inoltre, verranno consegnate le benemerenze ai donatori meritevoli. Medaglia d’argento Avolio Italo e Tarsitano Viviana. Medaglia di bronzo Arturo Maria Luisa, Capparelli Giovannina, Cariati Franco, Incarnato Monica, Perrone Franceschina, Pulicano Angela, Tassone Felice. Diploma di benemerenza Amatuzzi Emilio, Avolio Chiara, D'Angelo Angela, Iaccino Maria Pia, Manna Vitulia, Micieli Raffaele, Molinaro Francesco, Ruffo Andrea, Selvaggi Sonia. Benemerenza speciale, azienda con più donatori di sangue, una rinomata pasticceria di San Marco Argentano. Segreteria organizzativa a cura dei dirigenti della sezione locale Elia Russo, Carmela Perri, Ida Piraino, Mario Esposito.
«Nonostante l’autosufficienza ematica raggiunta annualmente con sacrificio, la Calabria purtroppo è la terz’ultima in Italia per produzione di globuli rossi, attestandosi a quota 36,50 unità ogni 1000 abitanti, -commenta Antonio Parise, presidente della Fidas Paola sez. di San Marco Argentano e Presidente Regionale- In Calabria vivono circa 800 dei 7000 talassemici italiani, che per vivere hanno bisogno di oltre 19mila trasfusioni di sangue all’anno. La Calabria inoltre è tra le prime regioni per consumo di farmaci emoderivati e la prima in Italia per consumo di antitrombina. Perché il sangue donato non serve solo per le terapie d’urgenza ma anche per la produzione di farmaci salvavita attraverso il plasma umano. Per fortuna l’età media della vita si sta allungando, allo stesso tempo però, aumentano i fabbisogni di farmaci dei pazienti cronici. Quindi donare il proprio sangue ed il proprio plasma è l’unico modo possibile, ad oggi, per poter salvare vite umane.»