‘Ndrangheta: Libera, “In Calabria alta percezione pericolosità”
Il fenomeno della ‘ndrangheta è percepito da tre intervistati su quattro come un fenomeno globale, mentre quasi nessuno ritiene che i gruppi mafiosi siano presenti solo nel Sud del Paese. E non solo. Perché i calabresi hanno un'alta percezione della pericolosità della 'ndrangheta e della dimensione globale del fenomeno mafioso.
Emerge dal rapporto di "Libera", elaborato sulla base di una serie di questioni sottoposti a un campione di calabresi, in media soprattutto giovani, sulla percezione della presenza di mafie e corruzione nella regione. Il rapporto, dal titolo "Liberaidee", è stato presentato, questa mattina, nel corso di una conferenza stampa all’Università di Catanzaro dal referente regionale, don Ennio Stamile, e dal segretario regionale dell'associazione, Umberto Ferrari.
Secondo lo studio, inoltre, il campione calabrese pensa che la ‘ndrangheta sia un fenomeno preoccupante e socialmente pericoloso (il 76,4% rispetto al 38% nazionale). Risulta invece ridotta la percentuale di chi considera marginale il ruolo della mafia nel luogo di residenza: tra questi vi sono soprattutto i rispondenti con meno di 18 anni, che tendono inoltre, in misura superiore alla media, a minimizzare la pericolosità sociale dei gruppi mafiosi.
Tra le attività criminali della 'ndrangheta, secondo i dati raccolti da "Libera" la percezione dei calabresi è rivolta essenzialmente al traffico di droga (63,3% del campione) e all'estorsione, "segnalata peraltro in misura molto più rilevante rispetto al campione nazionale (55,4% a fronte del 23,8%), così come la compravendita di voti è indicata in misura doppia rispetto al campione nazionale (22,5% rispetto all'11,3%).
Il rapporto di "Libera", inoltre, segnala che "tra i fattori sociali considerati rilevanti per l'adesione ai gruppi mafiosi spiccano da un lato il ruolo della famiglia e del contesto di riferimento, dall'altro l'assenza di istituzioni e di una diffusa cultura della legalità: in Calabria, con percentuali decisamente più elevate della media nazionale, è la ricerca del prestigio e del potere uno dei fattori che inducono ad affiliarsi alle mafie.
Quanto ai beni confiscati, nella ricerca si evidenzia come "la conoscenza dei progetti di riutilizzo nella regione è molto diffusa tra i rispondenti calabresi rispetto al campione nazionale (63,4% a fronte del 33,2%). Altro aspetto preso in esame dalla ricerca è quello della partecipazione e dell'associazionismo: i calabresi intervistati dichiarano, in misura "nettamente superiore alla media nazionale di partecipare ad attività di varia natura su mafia e antimafia, sia con continuità (27%) sia sporadicamente (61%). Il rapporto di "Libera" dedica poi un'attenzione specifica anche al tema della corruzione, la cui percezione in Calabria, si legge, "risulta molto più ampia rispetto al campione nazionale (93,6% a fronte del 73,4%)". Emerge poi che, tra le azioni considerate più efficaci, vi sono in primo luogo la denuncia e l'esercizio della preferenza elettorale in favore di candidati onesti e il boicottaggio delle aziende coinvolte in episodi di corruzione".