Operazione Hydra. Voto di scambio, attentati e intimidazioni: tutto nelle intercettazioni telefoniche
Un assessore della Provincia di Crotone indagato; un progetto di attentato ad un magistrato sventato e 12 persone sottoposte a fermo perché ritenute le nuove leve della cosca Vrenna-Ciampà-Bonaventura di Crotone, una delle più potenti della Calabria. Sono questi i primi risultati dell’inchiesta coordinata dalla Dda di Catanzaro e condotta dalla squadra mobile pitagorica.
L’assessore provinciale indagato è quello allo sport, Gianluca Marino, del Pdl. Nei suoi confronti gli inquirenti ipotizzano il reato di voto di scambio con quattro affiliati alla cosca Vrenna. Agli atti dell’inchiesta, infatti, ci sono alcune conversazioni telefoniche, intercettate dalla polizia, nel corso delle quali i quattro esponenti della cosca parlano del loro appoggio a Marino in occasione delle amministrative del giugno 2009 in cambio di denaro. Alle elezioni, però, Marino non fu eletto.
Il filone dei rapporti tra politica e 'ndrangheta rientra in un contesto più ampio che ha portato alla luce un progetto di attentato ai danni del pm della Dda di Catanzaro Pierpaolo Bruni, titolare dell’inchiesta. Alcuni dei fermati, secondo quanto emerso dalle indagini, hanno pedinato più volte il magistrato, nonostante sia protetto dalla scorta, appostandosi anche sotto la sua abitazione.
Agli atti c'è anche una frase inquietante pronunciata da uno degli indagati poco prima del Natale 2010: «Adesso facciamo un bel regalo a Pino», dove Pino è Giuseppe Vrenna, boss della cosca, che proprio in quel periodo ha iniziato a collaborare con la giustizia facendo le prime rivelazioni al pm Bruni. Con il boss in carcere, per l’accusa, era il figlio Gaetano Antonio a gestire la cosca che per sopperire ai numerosi arresti subiti con le operazioni Eracles e Perseus, aveva costituito un nuovo gruppo criminale, composto dagli uomini di fidati e fedeli.
Le nuove leve sono ritenute responsabili anche di una serie di intimidazioni compiute ai danni di familiari di collaboratori di giustizia. Dalle intercettazioni gli investigatori hanno sentito, in diretta, la preparazione dell’incendio del portone di casa dei genitori del collaboratore di giustizia Domenico Bumbaca e altri affiliati tagliare con una sega elettrica la saracinesca di un ristorante di un altro collaboratore per gettarvi liquido infiammabile e dargli fuoco.