Rosarno: Cgil, atteggiamento Regione omissiovo su immigrati
La Flai-Cgil e la Fillea-Cgil hanno presentato lunedì scorso a Roma una proposta di legge per dire no al Caporalato in una forte azione di contrasto, e per chiedere che in Italia venga introdotta una normativa che equipari il caporalato al reato di traffico di esseri umani. La Cgil - spiega una nota - era presente a questa manifestazione insieme ai sindacalisti impegnati nel progetto "Sindacato di strada", che in questi mesi, sono andati nelle campagne e nei cantieri, per dare sul campo tutela ed assistenza ai lavoratori stranieri e migranti che vivono in condizioni di disagio.. " Servono, e lo diciamo da tempo, - scrive la Cgil - leggi diverse dalla Bossi-Fini che con il suo profilo marcatamente xenofobo, incoraggia ogni espressione di razzismo, affrontando il tema delle migrazioni sotto il profilo dell'esclusione e non dell'integrazione, e non intervenendo, inoltre, sul sistema economico, per creare un modello agricolo di qualità che raffronti e saldi le necessità dei migranti a quelle dei produttori agricoli. Un Governo che sanziona penalmente gli sfruttati con il reato di clandestinità e non riconosce, appunto, il reato di caporalato, legittima, così, di riflesso, lo sfruttamento. Sull'altro versante, il comportamento della Regione Calabria - continua la Cgil - e' altrettanto omissivo, politicamente. Infatti, dopo una lunga fase di indifferenza ai temi dell'immigrazione, la Giunta Regionale ha iniziato ad occuparsi del problema solo in concomitanza con l'anniversario dei "fatti di Rosarno", giusto per sollevarsi l'anima dal senso di colpa, offrendo un intervento di protezione civile, scelta sbagliata nell'approccio, perché affronta vergognosamente la questione sotto il profilo dell'ordine pubblico, un rimedio lontano anni luce da una soluzione strutturale e definitiva dell'accoglienza. Il Presidente Scopelliti - continua la nota del sindacato - con la sua scelta di attrezzare un campo container per i migranti rischia di assomigliare a Ponzio Pilato, usando un palliativo e scaricando le responsabilità della gestione sul Comune di Rosarno e sulle associazioni. Inoltre questa soluzione, dal punto di vista sociale, a causa dei molti nodi da sciogliere sulle modalità di gestione e funzionamento, produce effetti devastanti sul terreno della convivenza, offrendo spazio ad ogni possibile strumentalizzazione. Come Cgil - è scritto - vorremmo sperare che si possa avviare presto una nuova stagione a Rosarno e rinnoviamo ancora la nostra fiducia e speranza nell'impegno del Sindaco e della nuova amministrazione, pur essendo fortemente preoccupati, perché sappiamo bene che la città di Rosarno ed i migranti non possono, e non devono rimanere soli". "Il Governo - dice la Cgil - non può nascondersi sotto la sabbia, e non provvedere a quanto promesso un anno fa! Non si può costruire un nuovo modello di vera integrazione, che si basi solo sulla convivenza: serve un modello di sviluppo condiviso, che dia la possibilità ad ogni lavoratore, italiano o straniero, che viva e lavori in agricoltura, di vedere riconosciuti i propri diritti e tutele. Bisogna intervenire nel settore chiave in cui vengono utilizzati questi lavoratori migranti, e creare un meccanismo che premi e aiuti le aziende sane, denunciando quelle che non applicano il contratto collettivo. Solo così nasceranno un'altra Rosarno, e un'altra Italia".