Colpì il vicino al volto con un’ascia: 55enne raggiunto dal divieto di avvicinamento
Dei futili diverbi di vicinato hanno fatto sfiorare la tragedia in un quartiere di Amendolara, nel cosentino. Protagonisti della vicenda due uomini di 62 e 55 anni, quest’ultimo raggiunto dalla misura cautelare restrittiva del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla parte offesa eseguita dai Carabinieri della Compagnia di Corigliano Calabro.
La vicenda ha avuto inizio quando il 62enne, vicino di casa del 55enne, a metà febbraio scorso, si è presentato presso la Stazione Carabinieri di Roseto Capo Spulico, ancora sanguinante, per denunciare di aver subito poco prima una feroce aggressione da parte del vicino di casa.
L’uomo – secondo quanto riportato dalle forze dell’ordine – avrebbe dichiarato che l’imboscata di quel giorno era l’atto più grave di tutta una serie di intimidazioni patite da diverso tempo ad opera dell’indagato, il cui movente erano dei futili diverbi di vicinato.
La descrizione dell’accaduto – fanno sapere i carabinieri - era agghiacciante: in quel pomeriggio il 55enne era intento a tagliare la legna nel suo giardino con un’accetta, ma appena avrebbe visto il 62enne rincasare, si sarebbe fermato da tale attività e per inseguire la vittima e sferrargli un fendente. Quest’ultimo, grazie alla prontezza di riflessi, era riuscito ad evitare che la lama dell’ascia lo prendesse in pieno volto, ma sarebbe stato colpito di striscio, all’altezza della guancia sinistra. Non contento, l’aggressore avrebbe contiunuto ad accanirsi contro il 62enne, che caduto a terra, veniva attinto con diversi pugni. Solo l’intervento della compagna dell’55enne avrebbe posto fine alla cruenta aggressione.
Portata all’ospedale, la vittima era stata medicata con dei punti di sutura per il taglio subito e gli venivano prescritti in totale 45 giorni per la guarigione dalle ferite lacero-contuse, dalle fratture e dalle lesioni riportate.
Le dettagliate indagini dei Carabinieri della Stazione di Roseto, avviate dopo la ricezione della denuncia, avrebbero permesso di acclarare come nel giro di pochi mesi vi fosse stata una vera e propria escalation di atti intimidatori nei confronti del 62enne,nonché frasi ingiuriose e promesse di morte di ogni tipo.
Il G.I.P. ha ritenuto che la qualificazione giuridica del reato fosse quella di lesioni gravissime e non di tentato omicidio in quanto l’indagato una volta inferto il primo colpo, non ha più tentato di rientrare in possesso dell’ascia al fine di colpire nuovamente la vittima, continuando ad attingerla, invece, a mani nude, ma ha riconosciuto sussistenti le aggravanti di aver commesso il fatto per futili motivi.
Sulla base dei fatti descritti e del grave impianto accusatorio, il G.I.P. ha applicato la misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi abitualmente frequentati dalla vittima, con l’obbligo di mantenere una distanza non inferiore ai 200 metri dalla parte offesa ed il divieto di comunicare con la stessa con qualsiasi mezzo.