Incubo per un giovane. Rapito, picchiato e trattato come un cane: “una punizione!”
Una domenica qualunque, quella del 18 marzo scorso: un ragazzo come tanti che sta andando in chiesa per la messa. Dietro di sé un’auto inizia a suonare insistentemente il clacson fino a quando un uomo sulla quarantina scende dalla vettura e lo costringe a salire a bordo, con la forza.
Da qui inizia il dramma per il giovane, un dramma che dura per circa quattro ore. Impossibilitato a scendere dall’autovettura viene picchiato, più volte, in faccia, sulla testa: schiaffi e pugni ma anche insulti, addirittura costretto a picchiarsi da solo davanti ad altre persone che casualmente vengono fermate durante il tragitto in macchina.
Tragitto che partito da Marcellinara è terminato presso la spiaggia di Santa Maria del Cedro, dove l’aguzzino e il suo complice l’hanno fatto scendere e scaraventato sulla sabbia, immobilizzandolo e continuando a picchiarlo sulla nuca; le ginocchia che premevano sulle spalle quasi gli impedendogli di respirare.
AL GUINZAGLIO E COSTRETTO AD ABBAIARE AI PASSANTI
Ripartiti dalla spiaggia in direzione di Marcellina, l’ultima tappa di questo orrore in piazza Agorà dove il giovane, fatto scendere dallo sportello, è stato costretto a salire nel cofano dove il sequestratore, tolta la cinta dei pantaloni l’ha avvolta intorno al collo del ragazzo e gli ha intimato di comportarsi come un cane, costringendolo a camminare a quattro zampe, abbaiare alle persone che passavano e che assistevano attoniti alla scena, senza cercare di porre fine a quanto stava succedendo.
Dopo le quattro ore di agonia il carnefice lo ha poi riaccompagnato sotto casa continuando a picchiarlo e minacciandolo di non raccontare nulla di quanto accaduto, soprattutto ai Carabinieri.
PER PAURA SI RINCHIUDE IN CASA
E così è stato: il giovane, traumatizzato, ha passato intere giornate chiuso dentro casa temendo di rivivere l’accaduto in ogni momento, stando attento a chiudere porte e finestre ogni volta che si trovava da solo, fino a quando, stanco di avere paura, ha trovato il coraggio di raccontare tutto ai militari di Santa Maria del Cedro e denunciare i suoi aguzzini.
Dopo il suo racconto sono subito partite le indagini. I militari hanno anche compreso il movente dietro a un comportamento come quello subito dal giovane.
L’AGUZZINO: “PUNIRLO ERA UN DOVERE”
L’aguzzino avrebbe sostenuto infatti che sarebbe stato il responsabile di un danneggiamento ad una sua proprietà e per questo si sarebbe "sentito in dovere di dare una punizione al ragazzo".
Al termine delle indagini, identificati i due aggressori - originari di Santa Maria del Cedro - sono stati arrestati; uno di loro è anche già noto alle forze dell’ordine.
Dovranno rispondere delle accuse di sequestro di persona, minacce e lesioni personali e per ora, come disposto dal Gip del Tribunale di Paola, sono stati posti ai domiciliari.