Brutali pestaggi in pieno giorno e a viso scoperto: quattro arresti a Rossano
Due violenti pestaggi avvenuti a distanza di poco più di 24 ore l’uno dall’altro, esattamente il 12 e 13 luglio dello scorso anno.
In uno di questi fu vittima anche Gennarino Acri, fratello dell’ex boss ed oggi collaboratore di giustizia, Nicola, meglio noto come “occhi di ghiaccio” (QUI).
Due “azioni” che gli stessi inquirenti definiscono di “inaudita violenza” con gli aggressori prendersela con i rivali a colpi di bastone, usando anche mazze da baseball, e danneggiando i veicoli delle vittime, presi anch’essi a bastonate. In un caso, addirittura, fu dato fuoco e distrutto completamente un ciclomotore.
L’ipotesi, già allora, fu che quei fatti andassero inquadrati in una serie di avvenimenti accaduti in stretta successione nel territorio di Rossano, e che dimostravano vi fossero in atto delle reciproche attività intimidatorie e ritorsive eseguite da presunti esponenti di una cosca locale e da due soggetti arrestati il 27 luglio successivo, di cui uno definito “di spiccato calibro delinquenziale” in quanto già condannato per associazione mafiosa.
Dopo i due fermi di luglio, stamani, così, i carabinieri hanno eseguito l’arresto di altre quattro persone, ritenute aver preso parte attivamente ai raid punitivi.
Si tratta in particolare di Andrea Pio Solferino e Ivan De Martino, entrambi 20enne, che sono finiti in carcere; e di Gaetano Solferino di 42 anni, e l’omonimo Gaetano Solferino di 23 anni, a cui il provvedimento è stato notificato già tra le sbarre, essendo già detenuti dalla precedente misura emessa nei loro confronti.
Il provvedimento odierno costituisce, difatti, il seguito di quello già eseguito il 27 luglio, e che aveva determinato l’arresto di quest’ultimi, ritenuti gravemente indiziati dei violenti pestaggi subiti da alcuni soggetti ritenuti far parte del clan Acri-Morfò.
La ricostruzione dei fatti avvenuti proprio il 13 luglio precedente, è apparsa infatti agli inquirenti rafforzata da una serie di elementi acquisiti nel corso delle investigazioni eseguite nell’immediatezza, tra cui il sequestro a carico degli indagati di tre mazze da baseball, un bastone ed una tanica di benzina: “strumenti” che si ritiene siano stati usati appunto nella spedizione punitiva.
Le indagini successive e che hanno portato ai fermi di oggi, mirano quindi a dimostrare che altre due persone abbiano partecipato attivamente ai violenti pestaggi del 13 luglio, oltre che a ricostruire la dinamica di un terzo pestaggio, che risale al giorno prima, il 12 luglio, contestato agli stessi indagati di oggi ed anch’esso caratterizzato da una inaudita violenza, in quanto compiuto addirittura alla presenza della moglie e della figlia minorenne della vittima.
Gli indagati, a vario titolo, dovranno dunque rispondere dei reati di lesioni aggravate, violenza privata e danneggiamento seguito da incendio, con l’aggravante di aver commesso i fatti col metodo mafioso, in ragione dell’eclatanza dell’azione, per aver agito in pieno giorno, a viso scoperto ed in centro città.
Ma anche, e sempre secondo l’accusa, agendo “avvalendosi … della forza di intimidazione del vincolo associativo e delle condizioni di assoggettamento e di omertà della popolazione che da quella derivano, oltre che per incrementare il prestigio criminale sul territorio, in contrapposizione con soggetti gravitanti nel contesto della criminalità organizzata locale”
L’ORDINANZE - emessa dal Gip presso il Tribunale di Catanzaro, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia locale – è stata eseguita dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Cosenza e del Reparto Territoriale di Corigliano-Rossano.