Il patto tra trafficanti, così dalla Calabria coca e marijuana fioccavano sulla Sicilia
Un patto tra trafficanti che collegava virtualmente le due sponde dello Stretto di Messina, stringendo la mano tra Sicilia e Calabria, regione quest’ultima che poteva garantire fiumi di droga in arrivo sull’isola e così rifornendo costantemente e senza intoppi il mercato dello spaccio nel catanese.
Gli inquirenti - utilizzando un termine più appropriato per le attività aziendali - l’hanno definita una vera e propria joint venture che “associava” in questo business le organizzazioni criminali sicule a quelle della nostra regione, alla ‘ndrangheta, che garantiva la fornitura di cocaina sul mercato illegale del capoluogo etneo, ma anche di marijuana, in questo caso però per i “clienti” palermitani.
È così che stamani la squadra mobile di Catania ha voluto scrivere la parola fine sul lucroso affare, individuando due distinti gruppi criminali e i loro presunti appartenenti.
All’alba sirene accese è partito il blitz che ha portato all’arresto di venti persone, 12 finite in carcere e 8 ai domiciliari, a cui la Dda contesta a vario titolo i reati di associazione a delinquere finalizzata al traffico e spaccio di sostanze stupefacenti e di detenzione ai fini di spaccio delle stesse (LEGGI).
La misura cautelare eseguita stamani accoglie gli esiti di indagini, coordinate dalla Procura Distrettuale, condotte dalla Sezione Antidroga della Mobile in un arco temporale che va dall’ottobre del 2015 al giugno del 2016 e dalle quali emergerebbe l’esistenza dei gruppi impegnati nel traffico di droga e disvelando l’esistenza delle cosiddette “joint venture” criminali tra i narcotrafficanti catanesi ed esponenti delle ‘ndrine calabresi.
In particolare, dalle investigazione e grazie anche alle immagini dei sistemi di video-sorveglianza installati nei pressi dell’abitazione di uno degli arrestati, si è infatti scoperta l’esistenza di uno dei due gruppi e che aveva la base logistica proprio nella casa di quest’ultimo.
Contestualmente, le telecamere collocate nei pressi dell’abitazione di un altro soggetto, hanno registrato il coinvolgimento di questi e del figlio in un articolato traffico di stupefacenti, esattamente di cocaina.
“La struttura organizzata - spiegano gli inquirenti - costituiva una vera e propria associazione caratterizzata da un’attività stabile e continuativa con fornitori e acquirenti abituali”. Alcuni degli arrestati erano addetti invece alle vendite al dettaglio.
I VENTI ARRESTATI
Sono una ventina le persone finite in arresto stamani, dodici portate in carcere e le altre otto sottoposte ai domiciliari.
La misura più restrittiva ha colpito: Carmelo Scilio (classe 1974), pregiudicato; Gaetano Coppola (cl.1967), pregiudicato; Antonio Mangano (cl.1977), pregiudicato e già detenuto per altra causa; Vincenzo Gatto (cl.1981), pregiudicato; Domenico Prestia (cl.1970), pregiudicato; Davide Marchese (cl.1977), pregiudicato e già detenuto per altra causa.
Salvatore Anastasi (cl.1951), pregiudicato; Domenico Mammoliti (cl.1968), pregiudicato; Francesco Mammoliti (cl.1973), pregiudicato; Gaetano Mirabella (cl.1951), detto “Tano Cipudda”, pregiudicato e già detenuto per altra causa; Alessandro Tomaselli (cl. 1976), pregiudicato e già detenuto per altra causa; Mario Narduzzi (cl. 1979), pregiudicato.
Ai domiciliari, invece: Massimiliano Anastasi (cl. 1979), pregiudicato e già sottoposto agli arresti domiciliari; Giovanni Mirabella (cl.1980), detto “Johnny”, pregiudicato e già detenuto per altra causa; Giorgio Freni (cl.1965), pregiudicato; Giuseppe Cardaciotto (cl.1989), pregiudicato; Domenico Pellegrino (cl.1971), pregiudicato e già detenuto per altra causa; Vincenzo Scarfone (cl. 1981), pregiudicato e già detenuto per altra causa; Salvatore Minore (cl.1984), pregiudicato; Salvatore De Simone (cl. 1983), pregiudicato.