Depurazione nel cosentino, la Procura vuole vederci chiaro: al setaccio gli impianti comunali

Cosenza Cronaca

La Procura della Repubblica di Cosenza ha predisposto dei controlli finalizzati alla verifica degli impianti di depurazione presenti nell’ambito di competenza territoriale.

Una campagna delegata al Nipaaf (il Nucleo Investigativo di Tutela Ambientale e Agroalimentare) che si è avvalso delle stazioni Carabinieri Forestale presenti sul territorio, e volta ad accertare il corretto funzionamento degli impianti comunali e le eventuali alterazioni dell’ambiente causate da possibili malfunzionamenti.

L’attività di controllo è iniziata nel mese di febbraio scorso ed ha interessato 38 comuni nei quali sono stati verificati 94 depuratori.

In 17 casi sono state accertate delle violazioni di natura penale con la ricezione di altrettante informative di reato e la denuncia di 30 soggetti tra amministratori, tecnici comunali e rappresentanti delle ditte incaricate della gestione dell’impianto.

Le violazioni - fa rilevare la Procura - hanno riguardato la gestione illecita dei rifiuti, lo scarico di acque reflue sul suolo, la distruzione e deturpamento di bellezze naturali.

Quattordici, in tutto, gli impianti sequestrati che si aggiungono ai 19 già sequestrati nel corso delle ultime attività dai Carabinieri Forestale.

Cinquantacinque, invece, le sanzioni amministrative elevate che hanno riguardato la mancata tenuta dei registri di carico e scarico, lo scarico di acque reflue in assenza delle autorizzazioni previste dalla normativa, per un importo complessivo che verrà determinato dall’autorità amministrativa da 330 mila a 3,3 milioni di euro.

Cinquanta degli impianti sottoposti a verifica sono risultati infatti privi di autorizzazione allo scarico. Ventiquattro sono erano poi in totale abbandono, senza qualunque tipo di manutenzione e anche di energia elettrica.

Le attività di verifica hanno evidenziato delle diffuse alterazioni dell’ambiente, in particolare nei corsi d’acqua che ricevono i reflui non depurati e nelle falde acquifere.

La circostanza che 50 impianti siano sprovvisti di autorizzazione allo scarico determina che si sottraggano al monitoraggio della qualità del refluo e ai controlli della Pubblica Amministrazione.

“Dall’attività investigativa finora condotta emergono gravi criticità del sistema di depurazione nel circondario di Cosenza che si riflettono sulla tutela della salute del gruppo sociale” fa rilevare la Procura bruzia che, nell’ambito di uno specifico protocollo di lavoro, fa sapere proseguirà le investigazioni per accertate se vi siano altre condotte penalmente valutabili.