Le Muse, con foto e documenti ripercorsi riti sacri e feste patronali
Appuntamento domenicale di successo al salone dell’associazione Le Muse di Reggio Calabria che si è focalizzato su “I riti religiosi in Calabria”.
Prima della conversazione il presidente Giuseppe Livoti ha espresso un pensiero nei confronti di 3 personaggi della città recentemente comparsi: l’attore Giacomo Battaglia già Premio Muse, la scultrice Nietta D’Atena e il giudice Giuseppe Tuccio. “La città e la nostra regione - ha ribadito Livoti, - diventano piu’ povere, perdendo rappresentanti di quel rinascimento culturale, sociale, artistico che hanno rappresentato i tre grossi nomi del teatro, della scultura e della legalità: occorrerà fare tesoro dei loro insegnamenti, per costruire una società diversa”.
Come di consueto, fonti documentali-visive che il cinema ha tramandato, sono state affidate a Paola Abenavoli, referente Muse di Storia del cinema e del teatro, la quale ha dato indicazioni visive partendo dalle fonti dell’Istituto Luce, di circa 51 anni fa che, in un caratteristico bianco e nero, raccontavano la festa di San Francesco di Paola a Catona o ancora la festa di San Rocco a Gioisa Jonica, documenti e fonti utili per una storiografia della nostra regione; o ancora miti religiosi extra regionali come l’ultimo docu-film “Mathera”, diretto da Francesco Invernizzi in cui si fa riferimento alla festa della Madonna della Bruna, dove la macchina religiosa condotta dai cavalli viene successivamente distrutta dal popolo, in un processo di riappropriazione del sacro.
L’appuntamento ha visto una collaborazione attiva tra l’Archivio di Stato di Reggio Calabria e la Biblioteca “Tommaso Campanella” del Comune di Staiti, istituzioni con cui “Le Muse” da tempo attuano importanti eventi e programmazioni ed in questa ottica, si è inserito l’intervento della direttrice Maria Fortunata Minasi, la quale si è soffermata su la Varia di Palmi, festa popolare che si svolge a Palmi in onore di Maria Santissima della Sacra Lettera, patrona e protettrice della città, l'ultima domenica di agosto con cadenza pluriennale.
L'evento è la festa principale della regione, nel 2014 ritenuta "festa della Calabria" e rientra nella Rete delle grandi macchine a spalla italiane, dal 2013 inserita nel Patrimonio orale e immateriale dell'umanità dell'Unesco ha ribadito la Minasi. La Varia è un enorme carro sacro che rappresenta l'universo e l'assunzione in cielo della Vergine Maria; altro momento importante di fede è la processione, il giorno precedente il trasporto della Varia, del quadro di Maria Santissima della Lettera e del reliquiario del Sacro Capello. Santo Versace – priore Arciconfraternita del Carmine di Bagnara si è soffermato sul ruolo dell’Arciconfraternite e dell’essere un “priore”, ruolo utile a valorizzare il patrimonio artistico, radicato in un territorio.
"La nostra festa - dice Versace, - è il 16 luglio ed il nostro oggetto di culto è una icona che si salvo’ miracolosamente dal terremoto del 1783, icona bizantina di Maria SS. del Carmelo oggi ubicata, nella parte alta della conca absidale, dell’omonima chiesa. Successivamente nel 1856 il Consiglio, commissionò una statua allo scultore napoletano Saverio Citarelli, con abiti e caratteristiche del rito spagnolo: il 14 luglio viene cambiato l’abito alla Madonna rituale popolare molto sentito. Salvatore Dieni – studioso di lingua e cultura area greca di Calabria ha subito espresso l’opinione che, spesso, i riti si fondono e a volte confondono e tra riti e rituali molte volte, riemergono tradizioni che si rifanno alle feste di Apollo”.
“Le nostre radici culturali si ritrovano nel rito delle “Parme di Bova” erroneamente definite –pupazze-, sicuramente un richiamo alla devozione ma anche alle antiche bambole che sicuramente facevano i contadini per le loro figlie. Sembrano bambole, ma sono sculture devozionali visto che hanno anche attaccate le delizie e primizie di stagione, quasi un richiamo al mito di Persefone. Mario Casile – diacono birituale ha ricordato le sue guide spirituali da Mons. Ferrante a Don Lillo Altomonte. La festa di Bova - dice Casile - è un rito biblico per onorare la Pasqua e la Calabria ha sempre accolto etnie diverse quali Occitani, arbereshe, grecanici. I santi italo-greci hanno avuto e fatto animare varie forme di preghiera nell’Oriente Cristiano ed un esempio tra tutti il ritorno del rito all’interno della chiesa di Santa Maria de Tridetti”.
Francesca d’Agostino – vice presidente Muse e avvocato e rappresentante della storica famiglia d’Agostino di Serrata, ha fatto memoria della cerimonia di vestizione della Madonna di Pasqua, il tutto coinvolgendo il paese con riti e accorgimenti tecnici, utili alla processione dell’Affrontata, rito che è presente a Serrata dalle fine del 1700. Don Antonino Denisi ha dichiarato con fermezza che “oggi la Chiesa non deve vivere con prediche lunghe e sermoni che non coinvolgono più. Le manifestazioni popolari, sono forme create da chi crede in Dio, istituite proprio dal popolo per salvarsi l’anima, creando una vera e propria teologia delle tradizioni religiose. Registi come Vittorio De Seta, studiosi come Annabella Rossi o ancora Lombardi Satriani hanno definito questi riti subcultura. Una cosa non vera, non è subcultura la cultura del popolo, così come l’arte non è l’oppio del popolo stesso. In fondo la Madonna Addolorata chi è? La gente comune, noi comuni mortali sotto la croce di Gesù” - ha concluso Denisi.
Alla fine della serata la scrittrice Clara Condello e lo studioso Ilario De Marco hanno consegnato alla Biblioteca Comunale di Staiti e all’Archivio di Stato di Rc documenti e beni librari al presidente del Consiglio Comunale di Staiti Leone Campanella e alla direttrice d’archivio Maria Fortunata Minasi.