Ecomafie: a Reggio Calabria delegazione commissione parlamentare

Reggio Calabria Attualità

Sono iniziate nella Prefettura di Reggio Calabria le audizioni della Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite legate al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali.

Insieme al presidente Stefano Vignaroli (M5s) partecipano alla missione i deputati deputati Chiara Braga (PD), Tullio Patassini (Lega), Renata Polverini (FI), Alberto Zolezzi (M5S) e i senatori Andrea Ferrazzi (PD) e Fabrizio Trentacoste (M5S).

Il programma della mattina prevede l'audizione dell'Arpacal, l'agenzia regionale per l'ambiente, per un quadro su tutta la situazione regionale e a seguire i procuratori di Cosenza, Crotone e Reggio Calabria.

Nel pomeriggio saranno sentiti l'assessore regionale all’ambiente e Direttore del dipartimento ambiente della Regione Calabria, il comandante regionale della Guardia di Finanza, il Direttore marittimo Calabria del Corpo delle Capitanerie di porto – Guardia costiera e i comandanti del Noe di Catanzaro, di Reggio di Calabria, e il Comandante regionale Carabinieri forestale.

L’illegalità nella gestione dei rifiuti, gli illeciti nella depurazione delle acque, l’iter della bonifica del sito di interesse nazionale di Crotone, Cassano, Cerchiara, sono i nodi principali che la commissione intende approfondire.

Prima delle audizioni, il Prefetto Michele di Bari ha incontrato Stefano Vignaroli, Presidente della Commissione, accompagnato da una delegazione formata dai Deputati Chiara Braga, Tullio Patassini Renata Polverini, Alberto Zolezzi e dai Senatori Andrea Ferrazzi e Fabrizio Trentacoste.

Si è trattato di un momento istituzionale di particolare rilievo al quale erano presenti il Questore Maurizio Vallone, il Vice Comandante provinciale dell’Arma dei Carabinieri Stefano Romano, il Comandante provinciale della Guardia di Finanza Flavio Urbani, il Direttore marittimo interregionale della Calabria e della Basilicata tirrenica, Giancarlo Russo.

Nel giro di audizioni, il presidente della commissione Vignaroli ha lanciato l’allarme, affermando che in “Calabria ci sono pochi controlli ordinari”. La commissione ha infatti sentito “l’Arpacal che ci ha lasciato un po' perplessi perché anche sentendo le Procure, praticamente non viene fatta grande attività di controllo ordinaria. C'è carenza di personale e spesso sono le procure che mandano gli enti di controllo a fare i controlli, tutto a discapito dei controlli ordinari. La situazione è delicata”.

La commissione se n'è occupata nella scorsa legislatura, magari faremo un aggiornamento. Così il presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sulle attività illecite legate al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali, Stefano Vignaroli, al termine delle audizioni che stamani la commissione ha tenuto nella prefettura di Reggio Calabria ha risposto ai giornalisti che domandavano se la Commissione affronterà anche il tema delle "navi dei veleni" e dei rifiuti tossici interrati.

"Adesso - ha aggiunto Vignaroli - ci stiamo concentrando sulla gestione dei rifiuti e delle acque che ritengo sia l'attualità. Poi indirettamente tocca le tematiche dell'interramento dei rifiuti, ma in questo caso più che altro mi interessa concentrarmi sulla fotografia del presente, sulla situazione attuale che è comunque drammatica".

"Il quadro non era molto chiaro perché la documentazione che abbiamo ricevuto dagli organi competenti è stata carente", ha aggiunto Vignaroli al termine delle audizioni della commissione. "Proprio perché la documentazione che è arrivata non era poi così approfondita - ha aggiunto Vignaroli - abbiamo voluto come Commissione avere un primo approccio con gli enti di controllo, poi in virtù anche di quello che ci siamo detti e ci diremo adesso, e della documentazione specifica che poi chiederemo, e se serve manderemo anche i nostri tecnici qui per prendere tutto quello che possiamo e dobbiamo avere, poi lo studieremo a Roma e cercheremo di organizzare le prossime missioni della Commissione qui in Calabria".

NOTA RIEPILOGATIVA DELLA PREFETTURA | La Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati ha audito nella prima parte della giornata i rappresentanti di ArpaCal, i procuratori capo di Cosenza Mario Spagnuolo, di Crotone Giuseppe Capoccia, e di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri e l’assessore regionale all’Ambiente Antonella Rizzo, accompagnata dal direttore del dipartimento Ambiente Orsola Reillo.

Il commissario straordinario di Arpacal Maria Francesca Gatto e i funzionari hanno riferito in merito alle attività dell’agenzia. Dall’audizione è emerso che Arpacal non ha un catasto delle acque reflue. Gli auditi hanno spiegato che Arpacal, in qualità di organo tecnico della Regione, svolge controlli ordinari solo sugli impianti che operano con autorizzazione integrata ambientale (Aia). Tutti gli altri controlli, compresi quelli sui depuratori, secondo quanto riferito dai rappresentanti di Arpacal vengono eseguiti solo su mandato dell’autorità giudiziaria.

Il procuratore Spagnuolo ha spiegato che la criticità ambientale principale è legata al trattamento delle acque: la procura di Cosenza ha creato un protocollo di indagine per controlli a tappeto sui depuratori. Su 100 impianti controllati, circa la metà sono risultati esistenti solo sulla carta e non funzionanti, nonostante i Comuni li dichiarino attivi. Spagnuolo ha anche spiegato come in Calabria risulti carente il controllo amministrativo, e come si osservi però una sensibilità crescente da parte di cittadini e associazioni ambientaliste.

Il procuratore Capoccia ha riferito che a Crotone, dove si estende un sito di interesse nazionale per la bonifica, si osserva una sottovalutazione da parte delle istituzioni dell’impegno necessario a risolvere il problema ambientale. Capoccia ha anche dichiarato che a Crotone, proprio per la sua natura di area Sin, sarebbe necessario più personale degli organi di controllo ambientale. Per quanto riguarda le criticità sul fronte della depurazione delle acque, il procuratore ha riferito che dalle indagini sono emersi storni di finanziamenti erogati per il rifacimento di impianti ma destinati nella realtà a progetti differenti, seppur nello stesso ambito, per tamponare altre situazioni emergenziali.

Il procuratore Bombardieri ha riferito in merito alle indagini che hanno interessato il depuratore e l’inceneritore di Gioia Tauro. Rispetto ai conferimenti di rifiuti non tracciati presso quest’ultimo impianto, Bombardieri ha spiegato che è stato osservato il controllo da parte della criminalità organizzata: secondo quanto riferito dal procuratore, prima della contestazione degli illeciti da parte della procura, su quei flussi non c’erano stati controlli adeguati da parte degli organi preposti. Bombardieri ha parlato anche di inchieste sul traffico illecito di rifiuti ferrosi. Sul fronte della depurazione delle acque, il procuratore ha riferito del sequestro di 14 impianti nell’area di Reggio Calabria: depuratori inattivi o malfunzionanti che in alcuni casi scaricavano in mare i reflui tal quale.

L’assessore Rizzo e la dott.ssa Reillo hanno riferito in merito al piano regionale rifiuti, la situazione degli impianti e il ciclo delle acque, punto quest’ultimo che al momento ricade tra le deleghe del presidente della Regione. Secondo quanto riferito, alcune tipologie di controlli sugli impianti vengono effettuati direttamente dai tecnici del dipartimento Rifiuti della Regione.

«Dalle prime audizioni è emerso un quadro gravissimo per quanto riguarda la depurazione delle acque. In molti casi gli scarichi finiscono direttamente nei fiumi o in mare senza nessun trattamento, e quando i depuratori esistono sono spesso malfunzionanti o non ben collegati alla rete fognaria, se non addirittura inattivi. In un quadro così critico, non esiste tuttavia nemmeno un catasto delle acque reflue nonostante l’alto numero di agglomerati sotto procedura di infrazione. Faremo degli approfondimenti per quanto riguarda i controlli ordinari, sia sui depuratori, sia sugli impianti di trattamento e smaltimento rifiuti, che competono ad Arpacal e agli altri soggetti preposti, e che non appaiono adeguati», ha dichiarato il presidente della Commissione Ecomafie Stefano Vignaroli.