Omicidio Fiamingo: conclusi gli interrogatori, mandante e sicario respingono accuse
Poca chiarezza sull’agguato compiuto a Spilinga nel 2003 contro Raffaele Fiamingo, alias “Lele il Vichingo”, e Francesco Mancuso, detto anche “Ciccio Tabacco”.
Mancuso rimase solo ferito mentre Fiamingo morì martoriato da una quindicina di colpi di pistola, esplosi da una calibro 7,65 ed una calibro 9.
Si sono infatti conclusi gli interrogatori di garanzia nei confronti dei quattro indagati coinvolti nell’operazione “Errore fatale” (LEGGI) ma i presunti mandante e sicario, ovvero Cosmo Mancuso e Antonio Prenesti, respingono le accuse.
In particolare, il boss Cosmo Mancuso è stato sentito in carcere a Prato. Il 70enne, già coinvolto nell’operazione Rimpiazzo contro il clan dei Piscopisani (LEGGI), si trova detenuto dopo essere stato condannato in primo grado nell’inchiesta “Costa Pulita” (LEGGI).
Ascoltato invece nella casa circondariale di San Vittore Antonio Prenesti, detto “Yo Yo”, ritenuto l’esecutore materiale dell’omicidio Fiamingo e del ferimento di Mancuso. Anche lui è stato interrogato per rogatoria.
I due hanno risposto alle domande del gip Giulio De Gregorio e contestato il quadro indiziario negando ogni responsabilità in merito ai fatti contestati.
Gli altri due indagati, Giuseppe Accorinti, il presunto boss di Zungri accusato di aver accompagnato sul luogo dell’agguato i due killer, e Domenico Polito di Tropea, ritenuto l’altro “sicario” in azione quella notte a Spilinga. Entrambi sono reclusi nel carcere di Vibo.