Salerno: Su ospedali di montagna allarmismo dell’opposizione
«E' evidentemente disperata la condizione in cui versa l’opposizione visto che alcuni suoi esponenti, anzichè chiedere scusa ai calabresi per la pessima gestione che hanno inscenato nella passata legislatura, continuano a farfugliare affermazioni che ribaltano la realtà dei fatti e a dipingere scenari cataclismatici, frutto della loro fervida fantasia». È quanto afferma, in una nota, Nazzareno Salerno, presidente della Commissione Sanità del Consiglio regionale. «Chi, come Censore – prosegue Salerno – insiste nell’operare analisi al rovescio in tema di sanità fingendo di non conoscere, o forse non conoscendo e questo sarebbe per certi versi ancor più grave, le disposizioni della giunta Loiero riguardo a quelli che oggi sono ospedali di montagna commette errori grossolani e crea ingiustificati allarmismi. A Censore e agli altri esponenti dell’opposizione rammento che è targata centrosinistra la delibera di giunta regionale 585/2009 con la quale venivano individuati 5 ospedali da chiudere direttamente, 6 da valutare per un’eventuale chiusura e 9 di riconvertire per un totale di 20 presidi dal quale è difficile pensare che non avrebbero fatto parte quelli di Acri, San Giovanni in Fiore, Serra San Bruno e Soveria Mannelli». «Allo stesso modo – sostiene ancora Salerno – è figlia della gestione del centrosinistra la delibera 87/2010 con la quale venivano fissati i criteri per l’individuazione degli ospedali da chiudere che si basavano unicamente sul numero dei posti letto. In tal modo, gli ospedali con meno di 120 posti letto – e tutti e 4 gli ospedali di zona montana hanno meno di 120 posti letto – sarebbero stati oggetto di chiusura o riconversione. Al contrario le modalità adottate dalla giunta di centrodestra per il riordino della rete sono state condotte seguendo criteri scientificamente validati come l’appropriatezza delle attività e delle prestazioni, il fabbisogno di ricoveri, la epidemiologia, la sicurezza degli ospedali, le condizioni orografiche e gli annessi tempi di percorrenza, il sistema Hub e Spoke, il rafforzamento del sistema emergenza-urgenza e il potenziamento territoriale alternativo. Tali criteri, che a differenza di quelli individuati dal centrosinistra non sono correlati ad un solo fattore, hanno consentito il mantenimento degli ospedali di Acri, San Giovanni in Fiore, Serra San Bruno e Soveria Mannelli, che sono riconosciuti dal vigente Piano sanitario quali ospedali di montagna»