All’ospedale di Lamezia il primo impiego di un farmaco che arresta le emorragie

Catanzaro Salute

L’equipe di Chirurgia dell’Ospedale “San Giovanni Paolo II” di Lamezia Terme guidata da Manfredo Tedesco, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Chirurgia, ha somministrato con successo un nuovo farmaco ad un paziente con una grave emorragia del tratto gastro-intestinale, al quale erano già state trasfuse 4 sacche di sangue.

Allertata per intervenire con urgenza, l’equipe, di concerto con i dirigenti del Centro Trasfusionale, ha attivato le procedure di somministrazione del farmaco, da poco tempo disponibile nell’Ospedale della città della Piana e che ha consentito di arrestare l’emorragia, di interrompere la necessità di ulteriori trasfusioni e di stabilizzare il quadro clinico fino a rendere procrastinabile l’intervento chirurgico.

Il medicinale consiste nel “fattore VII plasmatico inattivo”, è un derivato del plasma e, oltre ad essere coadiuvante dei deficit genetici o acquisiti di Fattore VII, presenta una notevole efficacia nel ridurre drasticamente le emorragie di svariata natura, traumatica o chirurgica, da quelle medio-lievi fino alle gravi.

È inoltre di primaria importanza nel riconvertire velocemente alla normalità coagulativa tutti i soggetti in terapia anticoagulante orale (Tao), i cosiddetti pazienti “scoagulati”, qualora dovessero necessitare di interventi chirurgici urgenti.

Si tratta di una novità sanitaria in uso da qualche mese nell’Ospedale lametino, presente nella farmacia ospedaliera diretta dal Dottor Josè Francisco Aloe, che ha fornito il farmaco al reparto di Chirurgia, su specifica consulenza da parte del Dottor Domenico Fusto, Direttore del Centro Trasfusionale.

Il fattore VII (FVII o proconvertina) è una glicoproteina vitamina K-dipendente che svolge un ruolo essenziale nell’innesco della cascata coagulativa del sangue.

È normalmente sintetizzato nel fegato. Il fattore VII esiste prevalentemente in forma inattiva, solo l’1% circola nel sangue in forma attiva. Il Fattore VII non attivato possiede una bassa attività procoagulante, che aumenta soltanto dopo la sua attivazione nella sede dell’emorragia (via estrinseca).

Per svolgere la sua attività procoagulante deve interagire e formare un complesso con il fattore tessutale, glicoproteina della membrana plasmatica espressa costitutivamente dalle cellule sottoendoteliali e in seguito a lesione diretta dalle cellule endoteliali e dai macrofagi, portando alla generazione finale di trombina.