Università Catanzaro, Bova: Chiusura scuola grave ma non inattesa
«Il mancato accreditamento di sei scuole di specializzazione medica dell’Università “Magna Graecia” di Catanzaro è una notizia tanto grave quanto annunciata». È quanto scrive in una nota l’on. Arturo Bova, consigliere regionale di Art. 1 e Presidente della Commissione contro la ‘ndrangheta in Calabria.
E Prosegue: «Grave perché mette in difficoltà il futuro dei giovani medici che avevano sperato di formarsi nella nostra regione. Grave perché pone un punto interrogativo sulle prospettive future della formazione medica in Calabria e lo fa incidendo proprio su alcune specializzazioni che, ad oggi, hanno un impatto significativo sulla qualità del servizio sanitario regionale».
«Oggi registriamo e apprezziamo la presa di posizione del Presidente Oliverio, sebbene non può sottacersi che avessi più volte richiesto espressamene il suo intervento al fine di dirimere i contrasti che erano insorti al tavolo costituito per elaborare la proposta di legge di integrazione delle Aziende Ospedaliere di Catanzaro. È bene precisare che proprio la proposta avanzata congiuntamente dall’Ufficio del Commissario e dalla Presidenza della Regione, aveva trovato la piena approvazione del sottoscritto ma era stata contrastata dagli altri consiglieri regionali che sedevano a quel tavolo.
E di questo ciascuno dovrà dare contezza e giustificazione ai calabresi», aggiunge Bova.
«Avevo espressamente richiesto che ci fosse l’adeguato supporto al processo di integrazione tra le aziende ospedaliere di Catanzaro, un tassello che, se messo al proprio posto nel momento giusto, avrebbe permesso alle scuole di mantenere l’accreditamento. Da qui, quindi, la responsabilità politica sul mancato accreditamento è da ricercare nella solita melina al ribasso praticata dalla politica calabrese, e non soltanto nelle decisioni governative – continua Bova - Ecco perché, allora, si tratta di una notizia “annunciata”.
Da più di un anno, in solitaria, lotto perché la strada dell’integrazione sia tracciata e perseguita senza ostacoli, ma i miei allarmi e la mia proposta di legge è stata ignorata dal mini parlamento trasversale dell’area centrale, ma anche da chi avrebbe avuto il potere e il dovere di imporre un percorso animato solo dall’obbiettivo di perseguire gli interessi dei calabresi e non quelli personali e delle lobby di riferimento. Probabilmente, se fossi stato ascoltato, oggi non saremmo a questo punto, oggi non dovremmo dire ai nostri medici: «Ci dispiace, non puoi specializzarti in Calabria: devi provare altrove».
«Proprio pochi giorni fa – conclude il consigliere regionale -, per cercare di porre rimedio all’astrusa legge regionale per l’integrazione tra le aziende ospedaliere che è stata impugnata dal Governo, ho presentato una serie di emendamenti orientati a rimuovere le criticità che hanno messo in discussione costituzionale l’intero impianto normativo.
Quegli emendamenti, assieme al necessario sblocco del turnover da parte del Ministero della Salute, è urgente che siano discussi in Commissione Sanità e arrivino in Consiglio al più presto possibile. Non basta chiedere al Governo centrale di tornare sui suoi passi, ma bisogna mettere in campo strategie e provvedimenti concreti che dimostrino la volontà e la capacità del Governo regionale di cambiare passo. Basta con la politica delle lamentele, del rimbalzo di responsabilità e del lasciar fare agli altri. Sappiamo bene cosa c’è da fare, dunque facciamolo!».