Inchiesta Lande Desolate, la Cassazione annulla l’interdizione per ex dirigente regionale
Sottoposto all’interdizione dai pubblici uffici, per Luigi Zinno, ex dirigente del dipartimento Lavori Pubblici della Regione Calabria, arriva una ventata di aria fresca con la decisione della Corte di Cassazione che ha annullato senza rinvio la misura a suo carico (LEGGI).
Zinno era stato raggiunto dal “divieto” il 17 dicembre scorso nell’ambito dell’operazione della Dda denominata “Lande Desolate” che avrebbe fatto luce su delle presunte irregolarità nella realizzazione degli impianti sciistici di Lorica e dell’aviosuperficie di Scalea, finanziari dalla Regione. Nell’inchiesta una ventina gli indagati, tra cui è finito anche il governatore Mario Oliverio oltre ad esponenti politici calabresi (LEGGI).
“L'annullamento senza rinvio da parte della Suprema Corte delle restanti misure restrittive - spiega il legale di Zinno, l’avvocato Cesare Piraino - è un provvedimento importante, coerente con gli atti e le azioni amministrative prodotte dall'ingegnere Zinno nello svolgimento dei suoi doveri di dirigente regionale".
Il ricorso è stato accolto anche con il parere favorevole della procura generale nella seduta della Suprema Corte di venerdì scorso, 14 giugno durante la quale l’avvocato ha illustrato come, alla luce della nuova documentazione prodotta, il Tribunale avrebbe potuto riesaminare, innanzi tutto, il problema della pretesa azione contraria al dovere d'ufficio che avrebbe posto in essere l'ingegnere Zinno.
La documentazione, sempre secondo Piraino, avrebbe potuto anche provare come il dirigente regionale “senza privilegiare alcun Comune e dunque alcun imprenditore privato” avrebbe indetto le riunioni “indiscriminatamente” con tutti gli enti e proprio per illustrare le corrette procedure da seguire.
“Così come dalla stessa suddetta documentazione - sostiene il legale - emergeva la prova, del fatto nuovo, sino ad allora ignota, che più Uffici, più Funzionari e più Enti Istituzionali avevano cooperato con l'ingegnere Zinno, condividendo lo stesso operato, circostanza che non poteva essere ignorata per la sua significatività e che comunque meritava di essere oggetto di una adeguata motivazione”.
Il licale ha ribadito poi che davanti alla Cassazione si sarebbe chiarito come l'amministrazione comunale di Scalea, con una deliberazione di Giunta (la 114 del 16 agosto del 2018) aveva chiuso, dopo un lungo iter amministrativo anche connesso alle vicende giudiziarie del Concessionario, la procedura di Risoluzione di contratto con il concessionario Barbieri, “determinando il danno per la stazione appaltante e accertando la valorizzazione dei lavori eseguiti, con l'approvazione del verbale della Commissione di Collaudo”.
Così come si sarebbe ribadito per Lorica che i lavori eseguiti siano risultati ammissibili e funzionali all'apertura degli impianti, per come acclarato dagli stessi Amministratori giudiziari, nominati dal Tribunale di Catanzaro.
“Oltre ai suddetti motivi di merito – ha sottolineato ancora Piraino - si è segnalato come il Tribunale del riesame di Catanzaro abbia omesso di misurarsi con l’eccezione di competenza territoriale avanzata nel corso della camera di consiglio del 28 marzo scorso".
In attesa della pubblicazione delle motivazioni della Corte, il legale ha voluto infine ribadire la fiducia del suo assistito nella giustizia “con la certezza - afferma - che gli atti amministrativi, inoppugnabili, ne dimostreranno la correttezza delle