Arpacal. Concluso il workshop ‘Io sono il Mare’: monitorati cinque punti, uno per provincia
I rifiuti marini spiaggiati (numero oggetti/100 m), i flottanti (numero oggetti/ Km2), i rifiuti sul fondo (numero oggetti/ Km2 ), i microrifiuti (<5mm) (numero oggetti/ m2) ed, infine, i rifiuti ingeriti dalle tartarughe Caretta caretta sono solo alcune delle emergenze ambientali che richiamano l’attenzione di enti e associazioni nei confronti dell’inquinamento divenuto routine purtroppo anche tra le coste Ioniche e Tirreniche.
In Calabria, il Centro regionale Strategia Marina dell’Arpacal ha proceduto nelle annualità 2015-2018 al monitoraggio dei rifiuti spiaggiati, seguendo le precise metodiche imposte dal Ministero dell’Ambiente che con Arpacal proprio ieri a Catanzaro ha archiviato il workshop IoSonoMare organizzato insieme ad all’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, nell’ambito dell’omonima campagna nazionale di divulgazione dei risultati dell’attività in Italia della Direttiva UE “Marine Strategy”.
I punti di monitoraggio sono stati individuati nella Foce del fiume Crati, a Crotone, Catanzaro-Borgia, Gioia Tauro, Vibo Marina e Cetraro. La frequenza di campionamento è semestrale ed avviene da marzo e a novembre.
I dati raccolti in questo triennio, presentati nel workshop di Laura Pirrera, sono fin troppo evidenti. Il numero di rifiuti spiaggiati maggiore è stato riscontrato nei litorali del versante tirrenico (16.986 rifiuti - 2015-2018), rispetto a quello ionico (6297 rifiuti – 2015-2018). La macrocategoria di rifiuto più abbondante in tutti gli anni analizzati (dal 2015 al 2018) e per i litorali di entrambe i versanti, è stata la plastica, come d’altronde riportato per numerose altre regioni d’Italia. E purtroppo, relativamente alla macrocategoria “plastica e polistirene”, il trend dal 2015 al 2018 sembra essere in aumento (ad esempio il versante tirrenico sale da 81% a 93%).
Quello che i tecnici del Centro Strategia Marina dell’Arpacal hanno potuto constatare è che i rifiuti raggiungono il mare prevalentemente veicolati dai corsi d’acqua e si distribuiscono non necessariamente in prossimità dei luoghi di produzione; sarebbe utile correlare – propongono infatti i tecnici - i risultati alle caratteristiche idrologiche (correntometriche e ondametriche), su scala locale e di bacino, per capirne l’esatto “movimento” e, quindi, provenienza.