Decine di commercianti truffati con lo “Schema Ponzi”: tre indagati, sequestrato sito “social”
Una ventina di truffati, tra cui alcuni anche nella provincia di Reggio Calabria, altri tra Caltanissetta e Trapani in Sicilia, a Lucca in Toscana e ad Asti in Piemonte, che avevano investito in totale oltre mezzo milione di euro senza però ottenere la restituzione del loro capitale, figurarsi dei soldi.
Il meccanismo in cui sarebbero cascatati è quello meglio noto come il “Schema Ponzi” o della “piramide finanziaria”, uno schema finanziario in cui in realtà non si effettua alcuna attività economica reale di investimento, né diretta e né tantomeno indiretta, in cui i rendimenti promessi si ottengono dall’utilizzo del denaro offerto dall’ingresso nella struttura di nuovi affiliati.
Un sistema che sarebbe stato messo in piedi - almeno secondo la Guardia di Finanza di Caltanissetta - da un sito web, Amicopolis, online su internet da almeno tre anni, ovvero dal febbraio del 2017, conosciuto a livello nazionale e che avrebbe consentito di acquistare dei pacchetti di investimento, non autorizzati, con rendimenti ritenuti “fuori da ogni logica di mercato”, oltre che permettere di vendere e comprare beni tramite la stessa piattaforma informatica sfruttando la buona fede degli esercenti commerciali accreditatisi.
Il sito, tra l’altro, avrebbe assicurato dei lauti guadagni agli utenti registrati e che potevano essere ottenuti sia condividendo immagini e video che con la sola partecipazione attiva al social.
Le fiamme gialle, però, hanno ricostruito le modalità di commercializzazione, considerate fraudolente, e ritengono di aver scoperto decine di truffe nei confronti di investitori ignari a cui sarebbe stata promessa una remunerazione elevatissima in poco tempo.
In tre, alla fine, sono finiti sotto indagine: si tratta dei gestori del social, due 42enni, A.F. e C.A.S. le loro iniziali, ed un 44enne, D.V.A.M., denunciati per autoriciclaggio.
In corso di esecuzione – nell’ambito dell’operazione denominata Cashback - un provvedimento di sequestro preventivo e numerose perquisizioni in tutta Italia che stanno interessando, siti web e conti correnti riconducibili alla società Amicopolis e ai tre gestori.
La tesi degli investigatori è che quest’ultimi - pubblicizzando i loro prodotti per la vendita con i social - abbiano truffato numerosi commercianti che a loro volta non avrebbero mai ricevuto i dovuti compensi dalla Amicopolis, che intermediava i pagamenti.
Attraverso la “piramide finanziaria”, gli indagati si sarebbero così resi responsabili del reato di esercizio abusivo dell’intermediazione finanziaria, in quanto mai autorizzati alla commercializzazione da parte della Consob.
Inoltre gli si contesta di aver coniato le autorizzazioni della Banca d’Italia, una moneta in oro utilizzata per l’acquisto di beni sulla piattaforma commerciale per la remunerazione degli investimenti.