L’Anfitrione di Plauto con Debora Caprioglio e Franco Oppini in scena a Locri
È previsto a Locri il terzo appuntamento della rassegna estiva XXIX Stagione Teatrale della Locride 2019-2020 del CTM. Due attori noti al grande pubblico, Debora Caprioglio e Franco Oppini, porteranno in scena “L’Anfitrione” di Plauto. Lo spettacolo si terrà mercoledì 14 agosto, alle 21.30, nella Corte del Palazzo della città per la XXIX Stagione Teatrale della Locride 2019-2020.
Il capolavoro di Tito Maccio Plauto nella versione di Livio Galassi, per il terzo appuntamento con il grande teatro della rassegna estiva messa a punto messa a punto dal Centro Teatrale Meridionale, diretto da Domenico Pantano. Un grande schermo bianco che scandisce il ritmo di un’ora e venti circa di spettacolo, una scenografia essenziale ma emozionante e delle musiche intense affidate a Luciano Francisci: sono le caratteristiche della nuova proposta teatrale dell’Associazione Culturale Teatroper, in coproduzione con SiciliaTeatro.
Il cast gode della partecipazione della giovane attrice Barbara Bovoli, di Tonino Tosto e la partecipazione straordinaria di Enzo Casertano. Al centro della trama Giove che, preso d’amore per Alcmena, ha assunto le sembianze del marito di lei, Anfitrione, mentre costui combatte contro i nemici della patria. Gli dà manforte Mercurio, travestito da Sosia il servo di Anfitrione; egli si prende gioco, al loro ritorno, del servo e del padrone. Anfitrione fa una scenata alla moglie; e i due rivali si danno l’un l’altro dell’adultero. Poi si scopre il tutto; Alcmena dà alla luce due gemelli.
Sul palco, dunque, ad attrarre il pubblico gli dei dell’Olimpo, per coinvolgerlo con la spudorata beffa che solo una divina perversione può architettare, a danno dell’ignaro Anfitrione di cui Giove ha preso l’aspetto per sostituirsi a lui nel talamo nuziale accanto alla bella Alcmena; protetto però dalla sadica complicità di Mercurio che ha assunto le sembianze del servo Sosia.
Plauto dà sfogo alla sua fantasia quando Anfitrione ritorna vittorioso dalla guerra, dando libera uscita al “gioco dei doppi”: al centro della scena gli equivoci, lo smarrimento di identità che conduce a contemporanee alienazioni. La trama si complica, fino al più esilarante, inestricabile parossismo che solo il “deus ex-machina” riuscirà felicemente a sbrogliare. Uno stile elevato ma d’impatto, una trama complessa ma resa con competenza adatta a un pubblico ampio che saprà anche generare la risata, e magari una riflessione.
“Mi accosto a questo “Anfitrione” - afferma il regista Livio Galassi - con lo stesso spirito con cui ho curato i precedenti: rispetto del testo plautino, ricostruzione delle sue pirotecniche lessicali reinventando (per quanto possibile) le sue godibili sonorità, uno snellimento della trama a favore di una più diretta comunicativa, un dinamismo gestuale e recitativo che ripercorre le feconde intuizioni che, nate da Plauto, attraverso la Commedia dell’arte sono giunte fino a noi. Uno scoglio non da poco la perdita di circa trecento versi, e nel momento più significativo della commedia: l’incontro dei due Anfitrioni”.
“Aggrappandomi agli sporadici frammenti - continua il regista - mi sono applicato a intuire, più che nuovi dialoghi, l’esilarante alienazione che può nascere dall’incontro di tutti i doppi: quindi pochi efficaci dialoghi in funzione dell’analisi psicologica, della mimica, delle attese del pubblico, a descrivere teatralmente uno smarrimento di identità collettivo, purtroppo perduto”. “Sottolineo inoltre – conclude Galassi - il cinico gioco di potere “di chi può”, che getta scompiglio e rovina nei destini umani; in Plauto tutto si risolve felicemente, nella vita invece”.