Oliverio sbotta a Cirò Marina: “calunnie sul mio conto all’interno del partito, fatto grave”
“La battaglia politica non si conduce gettando fango sulle persone, dicendo e non dicendo, pronunciando frasi a metà o diffondendo calunnie e false verità. La battaglia politica, per essere degna di questo nome, si conduce a viso aperto, dicendo pane al pane e vino al vino e non travisando e mortificando la storia e la vita delle persone”.
È quanto ha detto, tra l’altro, il presidente della Regione, Mario Oliverio, a conclusione di una iniziativa pubblica a Cirò Marina, incontro che ha visto la partecipazione numerosa di sindaci, amministratori locali, imprenditori, rappresentanti della società civile, militanti ed elettori delle forze progressiste che sono giunti da tutta la zona cirotana per esprimere il loro “pieno ed incondizionato sostegno” alla ricandidatura del Governatore uscente.
“Fa molto male - ha sbottato il governatore - apprendere in queste ore che in alcuni ambienti del mio stesso partito fanno circolare, in modo ignobile, voci infamanti sul mio conto. Paventano, addirittura, che sarebbero in arrivo provvedimenti cautelari nei miei confronti. Parlano come se esistesse una sorta di filo diretto di alcuni personaggi con le Procure”.
Oliverio definisce ciò un fatto grave, “un’offesa che - afferma - lede e mortifica la mia dignità, la mia storia e la mia pulizia interiore. La mia vita è stata sempre improntata a grande rigore morale e non può essere oggetto di gossip alimentato da calunnie e menzogne”.
Poi la stoccata ai “contrari”: “Ci sono problemi sulla mia ricandidatura? Non devo essere più ricandidato?” afferma il presidente invitando però a spiegare “i motivi che stanno alla base di questa contrarietà”.
“Io - sostiene - non ho mai anteposto la mia persona agli interessi generali. Non ho mai detto: Oliverio o la morte. Se ci sono altri candidati, ‘altre proposte’, si valutino, si mettano in campo e si vada alle elezioni primarie. C'è una legge regionale che non ho fatto io, la quale prevede che i seggi elettorali siano presieduti da persone nominate nell'ambito degli elenchi disponibili presso la Corte d'appello, a garanzia della massima trasparenza nella scelta del candidato da parte dei cittadini. Si discuta serenamente e si eviti di disperdere il vantaggio che abbiamo realizzato in questi anni.”
Per Oliverio poi, sarebbe “assurdo e inquietante” il fatto che non vengano spiegate le motivazioni per cui un presidente uscente non dovrebbe essere ricandidato, “affidando a veline senza nome e senza volto illazioni e congetture che non stanno né in cielo né in terra”, sbotta.
“Nei mesi scorsi – rimarca - sono stato oggetto di un provvedimento giudiziario, di una misura che mi ha imposto per tre mesi di essere confinato a San Giovanni in Fiore. Quel provvedimento, come è noto a tutti, è stato dichiarato dalla Corte di Cassazione assolutamente infondato. La Suprema Corte ha parlato testualmente di un ‘chiaro pregiudizio accusatorio’ e di ‘assenza di indizi di colpevolezza’ nei miei confronti”.
Poi il governatore ha preso il discorso - “è la prima volta che ne parlo”, ha sottolineato – su un altro provvedimento con cui sono stati sottoposti a sequestro i beni personali.
“Il provvedimento – afferma - è stato assunto il 5 di agosto scorso. Tre giorni dopo, però, i miei conti sono stati liberati e tornati alla mia disponibilità. Si è fatto prima il clamore e poi si è provveduto alla verifica di quanto era stato messo in atto”.
Questo modo “di agire e di procedere non va bene, – sbotta ancora Oliverio - perché ciò conferma un chiaro e reiterato pregiudizio accusatorio nei confronti del sottoscritto”.
“Un’unica questione - ha aggiunto - pongo con forza al mio partito e ai cittadini calabresi: la Calabria non può e non deve più tornare indietro. Non possiamo più ritornare alle vecchie pratiche del passato che hanno generato solo sperpero di risorse pubbliche e alimentato per anni i mulini dello spreco e delle clientele che abbiamo definitivamente chiuso”.
“Noi – ha proseguito il presidente - non avevamo la bacchetta magica e non abbiamo risolto tutti i problemi. Una cosa, però, l’abbiamo fatta: abbiamo messo la Calabria sulla strada della crescita e del futuro. C’è ancora tanto altro da fare e vogliamo lavorare e impegnarci con tutte le nostre forze per portare avanti il lavoro che abbiamo iniziato ‘con i piedi nel fango’, partendo da una situazione di grave abbandono e precarietà”.
“Ai calabresi – ha concluso Oliverio - chiediamo soltanto di darci fiducia per portare avanti i lavori che abbiamo avviato in questi anni”.