Caccia: domani apre la stagione venatoria in Calabria, nota Anlc
È ormai iniziato il conto alla rovescia, domenica 1° settembre vedrà la luce una nuova stagione venatoria. Tante le aspettative dei seguaci di Sant’Uberto, ma anche tante le incertezze, dovute per una serie di problematiche che si ripropongono ormai anno dopo anno, attenuando gli entusiasmi di chi, appassionato di arte venatoria, ama trascorrere momenti di vita a diretto contatto con la natura.
“La crisi economica, la carenza di selvaggina e la martellante campagna discriminatoria verso la categoria –dichiara Pasquale Paradiso, Associazione Nazionale Libera Caccia Segreteria Provinciale di Cosenza - finiscono per ripercuotersi negativamente sotto l’aspetto venatorio. Un’attività, quella venatoria, più “libera” potrebbe, invece, contribuire a far lievitare l’economia e risultare utile alla società, come ad esempio l’azione di contenimento di quelle specie considerate in sovrannumero e che provocano danni all’uomo, alle cose e agli altri animali (vedi i continui problemi/danni causati dai cinghiali)”.
“A nostro parere – continua il Presidente della Libera Caccia cosentina- i cacciatori, quali fruitori del sistema, con la loro esperienza dovrebbero assolvere ancor di più un ruolo di primo piano nel sistema di valorizzazione, di tutela e di salvaguardia del territorio. Basti solo pensare al problema incendi che ogni anno devastano il nostro territorio. Siamo convinti che una maggiore presenza dei cacciatori nei boschi e nei territori a vocazione venatoria, eviterebbe il verificarsi di questi atti criminali compiuti da spregiudicati piromani, essendo per quest’ultimi un deterrente efficace.”
“I sistemi da mettere in atto dovrebbero basarsi sull’impegno concreto di tutte le categorie: agricoltori, ambientalisti e cacciatori, - continua il Presidente Paradiso- invece così non è. Non ci faremo di certo intimorire dalle assurde pretese delle varie associazioni ambientaliste/animaliste con le solite battaglie anticaccia. Utilizzeremo ogni forma di tutela in difesa della caccia affinché siano garantiti i diritti di migliaia i cacciatori onesti che intendono esercitare la loro amata passione nel rispetto delle leggi e delle regole”.
Purtroppo i circa 7.500 appassionati cacciatori residenti nella provincia di Cosenza, oltre a tutta una serie di difficoltà oggettive e di circostanze sopra evidenziate, registrano anche numerose disfunzioni in materia di gestione politica/amministrativa. Per il Presidente Provinciale dell’ANLC cosentina, “l’attuale governo regionale è stato fallimentare sotto tutti i punti di vista. La Regione, in quest’ultimo quinquennio, è stata assente, incompetente e consenziente. Premetto che mi limito nel giudicare solo il settore che interessala nostra categoria”.
“Cinque anni fa – si legge ancora - nutrivamo profonda fiducia in questo attuale governo regionale,tanto da esserne stati irriducibili sostenitori ed il sottoscritto, non lo nego, il capofila (ahimè!!!). Speravamo tanto che in questa legislatura avremmo affrontato e risolto gli svariati problemi che attanagliano il nostro settore da tempo. Purtroppo così non è stato. Dopo un primo periodo nel quale abbiamo compreso le difficoltà che si sono trovate con una classe burocratica abulica ed indisponente, ora che ci avviciniamo a fine legislatura le cose non sono affatto migliorate, anzi. L’attuale classe politica che governa la nostra regione non può nascondersi dietro un dito dando solo le colpe all’apparato amministrativo e noi non possiamo metterci le bistecche sugli occhi e far finta che tutto vada bene”.
“Nulla è stato fatto di quanto sperato. Anzi, quel poco è stato fatto nel modo peggiore possibile, con superficialità e disinteresse. Veramente difficile ipotizzare di peggio. Incompetenza più totale e modi di fare che hanno avallato favoritismi e scelte incomprensibili e dannose per la nostra categoria.
Andiamo ad analizzare i vari punti:
- La mancata nomina di un Assessore al ramo con cui potersi interfacciare sulle problematiche venatorie. È inspiegabile che una regione come la Calabria, dove l’agricoltura e le attività rurali dovrebbero rappresentare l’elemento principale e trainante dell’economia, non abbia un Assessore con ampi poteri ma solo un Consigliere delegato che, di fatto, non può decidere in autonomia e deve rivolgersi, per ogni minima azione, ai piani alti della Cittadella;
- Una burocrazia regionale farraginosa con un apparato composto da centinaia tra dirigenti, funzionari, impiegati, che, già di scarsa o nulla efficacia, è stato stravolto più volte con continui cambi di Dipartimenti, accorpamenti e smembramenti di Settori e di competenze, dirigenti e funzionari che sono stati spostati da una parte all’altra. Il tutto creando una situazione ancor più caotica di quanto lo era già;
- La mancata approvazione del nuovo Piano Faunistico Venatorio Regionale che è scaduto dal 2013 (siamo una delle poche regioni d’Italia a non averlo approvato con conseguenze non di poco conto in fase di approvazione dei Calendari Venatori);
- La mancata modifica della Legge Regionale n. 9/96 (ormai obsoleta e non più al passo con i tempi) che siede nelle Commissioni Regionali da tanti anni;
- Il mancato snellimento dei Comitati di Gestione degli Ambiti Territoriali di Caccia (AA.TT.C.), da noi più volte invocato, alla metà dei componenti rispetto a quelli attuali (da 20 a 10), cosa che consentirebbe meno burocrazia ed un evidente risparmio di spesa;
- I rinnovi degli Organismi di Gestione degli A.T.C., le cui cariche sono scadute ormai da più di 4 anni e si continua ad avanti inspiegabilmente con i Commissari Straordinari (che di “straordinario” hanno solo il nome), i quali governano “soli” e “indisturbati” la gestione venatoria. Fase straordinaria che nella normalità avrebbe dovuto avere una durata limitata nel tempo e, invece, perdura da più di 2 anni, consentendo, di fatto, a svolgere un doppio mandato ai Presidenti uscenti senza essere stati eletti. Oltretutto, detti Commissari (che, che tali, godono di ampi poteri) risultano essere i Presidenti uscenti (siamo all’assurdo!!!), ovvero gli artefici della deriva degli Ambiti di Caccia con evidenti responsabilità di carattere gestionale e amministrativo. In tale periodo sono state adottate decisioni e provvedimenti inappropriati, tali da minare la loro legittimità, dal momento che bisognava gestire solo l’ordinaria amministrazione.
Decisioni che definirei di “opportunità” come quelle prese dal Commissario Straordinario dell’ATC CS3 che, a ridosso delle imminenti elezioni a Presidente, con palese scopo di propaganda elettorale, ha disposto la messa in libertà di selvaggina quando negli ultimi 5-6 anni non si è provveduto a nessuna immissione di selvaggina.
Riguardo alle nuove nomine, nel novembre 2018 la Regione ha provveduto a Deliberare la composizione dei vari AA.TT.C.. Detta Delibera è stata poi ritirata senza neppure conoscerne il motivo. Ci sono voluti ben 7 mesi (maggio 2019) ed una serie di funzionari e tecnici ad hoc per giungere ad un’ulteriore Deliberazione con gli stessi nominativi presenti in quella precedente. La Libera Caccia, per tutta una serie di motivi e contraddizioni, ha dato mandato al proprio Ufficio Legale per far valere, in sede amministrativa, i propri diritti che sono poi quelli di migliaia di cacciatori che si onora di rappresentare.
Ad oggi l’avvio dei nuovi Comitati stenta ancora a decollare. Le procedure di decretazione dei singoli componenti avviene “volutamente” e “artatamente” a rilento, con la chiara finalità di consentire l’avvio della nuova stagione venatoria e quindi un’altra campagna tesseramento alterata e squilibrata a tutto vantaggio di chi ancora oggi continua ad amministrare;
- La mancata costituzione dell’Osservatorio Faunistico Regionale, che sarebbe stato un organo di consultazione utilissimo ai fini della stesura dei Calendari Venatori e di gestione del territorio a fini faunistici, bypassando in taluni casi anche l’ISPRA, oltre che aver potuto dare la possibilità a decine di giovani professionisti di una valida sistemazione lavorativa;
- Il Calendario Venatorio, che non è altro che un copia e incolla di quello degli anni precedenti, approvato, come sempre, in forte ritardo (ultima regione d’Italia), oltre i tempi stabiliti dalla legge quadro, con conseguenti disagi per i cacciatori che pagano fior di tasse e meriterebbero più rispetto dai chi li governa. Quest’anno, addirittura, il Calendario è stato pubblicato dopo l’inizio
del periodo per l’addestramento dei cani;
- Le Commissioni di Esami per l’abilitazione all’esercizio venatorio che non hanno funzionato perché decadute da oltre un anno, riprendendo l’attività nella settimana di ferragosto con il conseguente caos che tutto ciò ha comportato. Ci è sembrato, anche questo, un volersi arrampicare sugli specchi per recuperare il tempo perso senza motivo. Ci è voluto un anno di tempo ad un’apposita Commissione per valutare i curriculum dei candidati alla nuova costituzione delle Commissioni d’Esami. Curriculum che, a nostro avviso, non sono stati neppure esaminati, altrimenti non si spiegherebbe come mai candidati in possesso di una o più lauree e con curriculum di degno rispetto ne sono rimasti fuori a discapito di altri con in possesso del solo diploma. Un anno di tempo per far scendere la lista dei “fortunati” da qualche piano più in alto; bastava utilizzare l’ascensore ed avremmo fatto prima;
- La mancanza di comunicazione chiara, precisa e puntale verso gli utenti e le associazioni di categoria. Sul portale del Dipartimento Agricoltura della Regione Calabria, infatti, gli atti vengono pubblicati (sempre che ciò avvenga) con estremo ritardo e con poca chiarezza;
- Il sistema di assegnazione delle zone per la caccia al cinghiale, che avviene su base clientelare;
- La totale mancanza di interventi gestionali validi ed efficienti;
- La sempre più marcata rarefazione di selvaggina stanziale sul territorio, dovuta ai pochi ed inefficaci ripopolamenti faunistici;
-Il problema del forte sovrannumero dei cinghiali, mai affrontato con interventi decisivi volti ad una risoluzione del problema. Tale fenomeno, infatti, provoca ingenti danni alle colture agricole, alle cose e, in tanti casi, hanno provocato problemi alla circolazione stradale con conseguenze non di poco conto alle persone;
La Vigilanza Venatoria, necessaria ed indispensabile per la lotta al triste fenomeno del bracconaggio, è stata quasi totalmente soppressa. Le Polizie Provinciali che prima si occupavano egregiamente di tale compito sono state “spogliate” da tali funzione, senza che la Regione abbia mosso un dito contro questa direzione, nonostante i tanti appelli inoltrati, su tutti proprio quello della Libera Caccia. In quasi tutte le Regioni d’Italia le Polizie Provinciali sono state “assorbite” o, in alternativa, sono state finanziate con delle convenzioni tra Enti per continuare la loro azione incisiva sul territorio. Eppure ci sono milioni di euro giacenti sul capitolo di bilancio regionale derivanti dai proventi delle tasse regionali pagate dai cacciatori calabresi che non si sa che strada prendono. Per non parlare della Vigilanza Venatoria Volontaria, mai decollata.
Sono passati più di tre anni dal passaggio di competenze dalle Province alla Regione e non esiste ancora oggi un Coordinamento della Vigilanza Volontaria, non esiste un Regolamento di Servizio, non esiste un Responsabile al quale gli operatori volontari possano interfacciarsi, non esistono i mezzi e le attrezzature necessarie, non esiste la modulistica (rapporti di servizio, blocchettari dei verbali, ecc.), non esistono le Placche o altre forme di identificazione, non esistono neppure i Tesserini di riconoscimento per i volontari. Ma di cosa vogliamo parlare. Per un semplice rilascio e/o rinnovo del decreto, se tutto va bene, bisogna attendere almeno 5-6 mesi con l’istruttoria che va avanti e dietro più volte tra gli uffici di Cosenza e Catanzaro per poi avere come documento finale solo un semplice e striminzito foglio A4. Insomma, dopo tre anni, siamo all’anno zero;
- Infine, un piccolo inciso sul settore Pesca. Sono anni che non assistiamo a ripopolamenti ittici e per il rilascio della Licenza di Pesca sono necessari 20-30 giorni quando in qualsiasi parte d’Italia necessitano 20-30 minuti. Come se non bastasse, la Licenza anziché essere rilasciata su un Librettino come comunemente avviene, in Calabria viene stampata su ritagli di carta riciclati in quanto gli impiegati non hanno a disposizione neanche la carta.
In merito a tutta questa serie di disfunzioni di carattere politico/gestionale, il Presidente della Libera Caccia cosentina è un fiume in piena: “Se questo era quello che tanto ci aspettavamo è comprensibile affermare che si tratta di un fallimento totale dell’attuale Regione. Una Regione che è stata totalmente assente, incapace, disattenta, impreparata e, sugli strafalcioni citati, addirittura consenziente. Dopo 5 anni è ora di dire basta!!! Sono tante le cose che non vanno. Troppe!!! Ogni anno è stato sempre peggio, sembra un fondo senza fine. Assistiamo giornalmente ad una macchina politica/burocratica quella della Cittadella Regionale lenta, farraginosa, confusa, disordinata e poco rispettosa verso migliaia di cittadini onesti che pagano annualmente le tasse. La Regione ha continuato in tutto questo tempo a sottrarsi dai suoi compiti e soprattutto dalle sue responsabilità.”
“Tutto ciò - conclude il Presidente Paradiso - finisce ad opacizzare questo momento tanto atteso da numerosi ed onesti cittadini appassionati di arte venatoria e questo la Libera Caccia non lo consentirà mai.
La nostra linea programmatica è, da sempre, basata in difesa della caccia, con onore e senza alcuna vergogna. Dopo tanti anni fatti di difese, riduzioni e rinunce la Libera Caccia da qualche anno ha alzato la testa e rivendica i propri diritti a testa alta, anche a costo di essere etichettati come “estremisti”. Siamo fieri, invece, di voler con ogni determinazione una caccia libera in un territorio libero con l’incremento di tempi di caccia e di specie cacciabili, la riperimetrazione dei Parchi e l’accesso agli stessi territori per le attività cinofile.
Con grande orgoglio possiamo sostenere che siamo l'unico, vero, Sindacato dei cacciatori e che lotteremo a fianco con tutti coloro che ritengono la caccia un bene prezioso da salvaguardare e trasmettere alle generazioni future. Un bene culturale e tradizionale ma anche tecnico, scientifico e gestionale di cui la società moderna non può davvero fare a meno.”
“La Libera Caccia – si legge infine - augura a tutti i cacciatori un grande in bocca al lupo per la nuova stagione venatoria all’insegna della sportività e delle regole. Inoltre, raccomanda di prestare particolare attenzione nell’utilizzo delle armi e di raccogliere i bossoli delle cartucce esplose per un corretto rispetto dell’ambiente.”