Calendario venatorio. Organizzazioni pro WWF: “Ricorso accolto in parte, eliminate due specie dall’elenco dei cacciabili”
In seguito al ricorso presentato dalle Associazioni Ambientaliste WWF, LIPU (Avv. Angelo Calzone) e LAC (Avv. Fabio Spinelli), contro il calendario venatorio emanato con delibera del 26 luglio dalla Regione Calabria, la prima sezione del TAR della Calabria, con ordinanza del 13 settembre scorso, ha accolto il ricorso nella parte in cui contestava l’inserimento tra le specie cacciabili, di due uccelli, Il Moriglione e la Pavoncella. La notizia viene resa nota dalle Organizzazioni Aggregate del WWF Calabria.
“Le due specie erano infatti state giudicate in stato di rarefazione a livello europeo e oggetto pertanto di un’apposita raccomandazione inviata dal Ministero dell’Ambiente a tutte le Regioni. In sostanza, con la sospensione della Delibera Regionale e l’allegato calendario venatorio, queste due specie prima condannate alla fucilazione, da oggi sono protette. Questi i fatti.” Scrivono in un comunicato le Organizzazioni Aggregate del WWF Calabria, che aggiungono: “Non stupisce più di tanto l’arrampicata sugli specchi di certe associazioni venatorie e la difesa d’ufficio della Regione che, di fronte all’ordinanza del TAR, gridano addirittura alla vittoria e parlano di “bocciatura” del ricorso perché per il resto (vedremo come e perché) si può andare a caccia. Non si è mai visto che uno a cui viene tagliato il dito di una mano faccia i salti di gioia perché gli rimangono le altre.”
“Per le associazioni ambientaliste – proseguono le Organizzazioni - rimangono validissime le altre motivazioni elencate nel ricorso contro il calendario venatorio. A cominciare dalla contestata apertura anticipata della caccia al primo settembre, con alcune specie (vedi Tortora e Colombaccio) con ancora pulcini nel nido, per come provato dalle foto di piccoli recuperati in quei giorni. Per tale preapertura il WWF e le altre associazioni ricorrenti avevano invocato il rispetto dell’art. 18 della Legge 157/92, la legge quadro in materia di tutela della fauna e disciplina dell’esercizio venatorio, che prevede, in caso di apertura anticipata, la predisposizione di “adeguati piani faunistici” e il parere dell’ISPRA, l’istituto scientifico riconosciuto per legge come l’unico titolato a esprimere pareri in materia tecnico- venatoria.”
“La Regione, bontà sua, considera “adeguato” un piano faunistico approvato ben 16 anni fa e rinnovato “per decreto”. Il che vuol dire che le specie animali, - scrivono nella nota le organizzazioni - la cui consistenza varia di anno in anno e che deve determinare di volta in volta (ed eventualmente) l’entità del prelievo venatorio, sono sempre le stesse “per decreto”. Quindi non servono i censimenti per vedere se sono nel frattempo diminuite, né si dà retta alle osservazioni critiche dell’ISPRA che aveva bocciato (questo sì!) la preapertura alle due specie, e molti altri elementi del calendario venatorio. La Regione, anziché dare retta all’Istituto Superiore dello Stato, preferisce prendere nota dei pareri dei cacciatori. E ’un po’ come chiedere all’oste se il vino è buono. Seguendo la stessa logica, e rifacendoci anche noi al piano faunistico di 16 anni fa, potremmo allora dire, che non è vero che i cinghiali sono in aumento (infatti nessuno li ha mai contati), che sono gli stessi di 16 anni fa e che quindi tutti i provvedimenti (inutili) che la regione si affanna a strombazzare un giorno sì e l’altro pure, non sarebbero giustificati. E invece no: se qualcuno si azzarda a dire che alcune specie sono in diminuzione, la solerte Regione sostiene il contrario: la Calabria (oltre che dai cinghiali) è invasa dalle Tortore e dalle Allodole, oltre a disporre di un servizio di vigilanza venatoria agguerrito e temutissimo a livello nazionale (in particolare da Toscani e Lombardi). In Calabria, - concludono - evidentemente, piace parafrasare una vecchia canzone di Mina: l’importante è sparare.”