Lavoratori in mobilità, Sindaco Rovito: “interrogare sul domani di questi cittadini”
“Il periodo dell’anno, tra ottobre e novembre, spesso tende a farci concentrare in maniera fin troppo ossessiva sui numeri e sui bilanci, dimenticando la condizione di molte persone, come i lavori in mobilità; parliamo di quasi 7.000 persone in Calabria, per i quali tra pochi giorni si concluderà il contratto di 12 mesi, di fatto un tirocinio formativo, che ha permesso a tanti comuni di impegnarli e di riconoscere loro un minimo di reddito.”
È quanto rende noto Felice D’Alessandro, Sindaco di Rovito e Consigliere della Provincia di Cosenza, che aggiunge: “Ho incontrato qualche giorno fa quelli che operano nel mio comune e comprendo la loro preoccupazione, così come io stesso da sindaco, vivo con disagio e apprensione, questo continuo rinnovarsi di condizioni di vita precarie per così tanti cittadini.”
“La politica calabrese, - continua il primo cittadino cosentino - evitando i proclami elettorali visto l’avvicinarsi della tornata elettorale, dovrebbe interrogarsi su come dare un futuro a queste persone; nessuno chiede il tocco di bacchetta magica, che, come sappiamo, non esiste; ma in una regione in cui l’età media si sta via via alzando e in cui i servizi essenziali sono (ahimé) inesistenti, bisogna anche comprendere che molti di questi lavoratori senza una stabilizzazione e normalizzazione del loro contratto e impegno lavorativo, tra 20 anni non avranno una pensione e saranno quindi ancora più a rischio di oggi e un peso significativo sia a livello sanitario, ma soprattutto sociale. Non possiamo più pensare al contingente, senza allungare lo sguardo al domani e al dopodomani".
"Bene trovare i fondi per poter rifare il bando – prosegue - e ridare 12 mesi di ossigeno al paziente, ma nel frattempo che si parli con il primario (in questo caso il Governo nazionale, anzitutto) per trovare una cura per quella che rischia di essere una pandemia regionale.”
“Tutti ci dobbiamo interrogare sul domani, non solo sull’oggi, -di questi cittadini che richiede un progetto concreto e attuabile, - chiosa Felice D’Alessandro - che sia di ampio respiro e tenga conto delle condizioni reali del nostro tessuto sociale. Impegnarsi per garantire a queste persone anche un futuro fatto di una pensione dignitosa e di servizi socio-sanitari è una di quelle piccole grandi cose, cui bisogna iniziare a pensare subito, per non vivere continuamente nel loop delle emergenze - conclude- generate dalla miopia e dalla necessità di gestire e far valere il bisogno e la necessità, anziché i diritti e la dignità.”