Decreto Crescita: Confartigianato in Senato per chiedere abrogazione dello sconto in fattura
“Va abrogata la norma del Decreto Crescita che prevede lo sconto immediato in fattura per i lavori relativi a ecobonus e sismabonus”.
Lo hanno chiesto i rappresentanti di Confartigianato, intervenuti oggi all’audizione della Commissione Industria, commercio e turismo del Senato nell’ambito dell’esame dell’affare assegnato sulle ricadute dei sistemi di incentivazione per la riqualificazione energetica degli edifici sulle filiere produttive di settore.
“La misura contestata dalle tre Confederazioni prevede che chi effettua lavori di riqualificazione energetica o antisismici può chiedere, in alternativa alla detrazione fiscale dal 50% all’85% spalmabile in 10 anni, uno sconto immediato sulle fatture da parte dell’impresa che ha realizzato i lavori. Sconto che l’impresa potrà farsi rimborsare dallo Stato in 5 anni tramite un corrispondente credito d’imposta da utilizzare in compensazione. Inoltre, l’impresa potrà scegliere di cedere il credito così acquisito ai suoi fornitori di beni e servizi. Non potrà invece cederlo a istituti di credito e intermediari finanziari”.
Secondo Confartigianato, Cna e Casartigiani “questo meccanismo distorce la concorrenza ed esclude dal mercato le migliaia di piccole imprese del ‘sistema casa’ (costruzioni, installazione impianti, serramenti) che non dispongono della capacità finanziaria per anticipare lo sconto al cliente e non sono in grado di sopportare l’onerosità dell’operazione di cessione del credito”.
“L’abrogazione dello sconto in fattura, - sostengono le Confederazioni, - consentirà di restituire equilibrio ed efficacia ad un sistema di incentivi che rappresenta un valido strumento per la riqualificazione energetica e la sostenibilità del patrimonio immobiliare e per il rilancio del settore costruzioni. Inoltre un sistema adeguato non danneggerà i cittadini utenti che vogliono operare le ristrutturazioni, anzi l’utilizzo dell’imprenditoria locale, garantirà qualità dei lavori e un corretto rapporto costo-benefici. Il governo – closa nota - deve smettere di essere al servizio delle grandi imprese”.