Il ministro Lamorgese in Antimafia: ‘Ndrangheta pericolo numero uno per il Paese
È certa di una cosa, la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese: “la lotta alla criminalità è una delle priorità del governo”. L’ha detto nel corso dell’audizione in Commissione parlamentare antimafia, durante la quale la titolare del dicastero ha aggiunto che “la ‘ndrangheta è l’organizzazione più pericolosa in campo” in Italia e che “ancora si presenta come un’organizzazione fortemente strutturata su base territoriale, con vertici che si avvalgono del rispetto di usanze e riti consolidati, che danno sostanza al vincolo associazione”.
“Questo - ha aggiunto la responsabile del Viminale - porta anche a una forte internalizzazione della sua attività. La vocazione imprenditoriale dell’ndrangheta continua ad essere alimentata dalle indigenti risorse del narcotraffico internazionale”.
Ha quindi analizzato gli ambiti in cui opera la criminalità calabrese, come il narcotraffico il cui primato è confermato, secondo Lamorgese dai “riscontri investigativi e giudiziari”.
Il ministro ha quindi accennato alla capacità della ‘ndrangheta di ampliare la propria influenza “in regioni ritenute fino a poco tempo fa esenti dalla sua presenza”, come l’Emilia Romagna, il Piemonte e la Lombardia.
La camorra, invece, per Lamorgese è “fluida” e “frammentata”, mantiene un “potere economico ben radicato nel territorio” e in particolare nella zona di Napoli ha mostrato una “instabilità” dovuta al “vuoto di potere” determinato da alcuni arresti eccellenti. Accenni anche alla Sacra Corona Unita pugliese sulla quale per Lamorgese pendono “manovre di assestamento degli equilibri sia tra sodalizi che al loro interno” e, in particolare nella provincia di Foggia. “Lo Stato – ha rassicurato - ha risposto all’allarme sociale con una decisa intensificazione delle presenze delle forze dell’ordine, anche attraverso nuovi presidi”.
Mentre “Cosa Nostra rimane tutt’ora un’organizzazione pervasiva, dinamica e pericolosa seppur ridimensionata dai duri colpi inferti dallo Stato. Vani sono stati nel tempo i vari tentativi di ricostituire un organismo di vertice autorevole intorno a un leader carismatico”.
Ma per la responsabile del Viminale quello che rimane “allarmante” sono i dati del “fenomeno degli atti intimidatori nei confronti degli amministratori locali”. Lo ha ancora sottolineato in Antimafia il ministro ricordando che “nei primi sei mesi di quest’anno gli episodi sono stati 336, contro i 309 dello stesso periodo dell’anno scorso”.