Elezioni Regionali. Rubbettino dice no al Pd, sfuma la candidatura dell’editore
Tre giorni aveva chiesto per prendere una decisione (QUI) ed è stato puntuale nel dare la sua risposta, sebbene inaspettata per gli interessati: da Florindo Rubbettino arriva infatti un no alla propria candidatura come presidente per la prossima competizione elettorale del 26 gennaio, che dovrà rieleggere il nuovo capo della Giunta e il Consiglio regionale della Calabria.
L’imprenditore e noto editore di Soveria Mannelli, nel catanzarese, era stato nella sede nazionale del Partito Democratico giovedì scorso, per incassare la proposta di Nicola Zingaretti dopo che i vertici nazionali dei Dem avevano fatto il suo nome, dopodiché aveva chiesto tre giorni per riflettere.
La speranza del Pd era anche che la sua candidatura potesse “riaprire” un possibile dialogo con gli alleati di governo, il Movimento 5 Stelle, così da replicare “l’accorpata” elettorale scesa in campo in Umbria, sebbene e com’è noto, risultata alla fine fallimentare.
Sul rifiuto di Rubbettino potrebbero aver influito i mal di pancia interni allo stesso Pd calabrese ma anche la decisione dei Grillini di partecipare alla tornata in modo autonomo, ovvero con un proprio candidato e proprie liste, dunque senza accordo coi Dem.
Era stato lo stesso editore, d’altronde, ad aver spiegato qualche giorno fa che nonostante le sue diverse riserve “credo – aveva detto - che quando queste richieste arrivano da più parti (associazioni, mondo del lavoro, della Chiesa, intellettuali) ascoltarle e riflettere seriamente sia doveroso”.
Riflessione che deve essere stata certamente complessa e sofferta se alla fine Rubbettino ha ammesso che non ci sarebbero state “le condizioni nel quadro politico calabrese” per candidarsi alla guida della Regione, soprattutto con un centro sinistra “molto più diviso di quello che mi sarei aspettato”.
Il timore dell’imprenditore sarebbe stato poi quello di trovarsi in mezzo ad “una lotta dilaniante in cui non si vede volontà di ragionare superando le divisioni tra partiti e all’interno degli stessi partiti”.
Intanto i Dem, a questo punto, si ritrovano punto e a capo, tra le spaccature interne della fronda pro-Oliverio da una parte e dall’altra la difficoltà di individuare, e prima possibile, un candidato di “spessore” da anteporre all’agguerrito governatore uscente.