Cgil Calabria: “precariato, serve un Piano di lavoro per la Calabria, urge confronto”
“Nelle prossime settimane ci troveremo di fronte ad una serie di vertenze cruciali che coinvolgeranno migliaia di lavoratori in una fase delicata ed in prossimità del voto regionale: 4500 lavoratori nella pubblica amministrazione ex lsu-lpu attendono entro il 31 dicembre i provvedimenti normativi per la stabilizzazione, oltre 500 lavoratori del pulimento scolastico sono a rischio, migliaia di lavoratori impegnati nella sanità pubblica e privata impegnati negli appalti saranno in scadenza contrattuale, i lavoratori del terziario come è avvenuto al Carrefour di Crotone vengono licenziati con un messaggio, dando l’idea che in Calabria anche i gruppi internazionali possono fare ciò che vogliono”.
Interviene così la Cgil Calabria offrendo uno spaccato del dramma sociale che si sta consumando da ormai troppo tempo nella nostra regione: “4500 lavoratori del settore idraulico forestale attendono da 10 anni il rinnovo contrattuale. In sanità il sistema e al collasso e servono 5000 assunzioni di medici e infermieri. Tutto ciò, rischia di fare diventare la Calabria una polveriera sociale. In questi giorni, i partiti stanno presentando le loro candidature in vista delle elezioni regionali, alcune candidature sono già in campo. Quello che ci sorprende, è la debolezza dei contenuti e dei programmi che si vogliono mettere in campo per superare le emergenze e per spiegare quello che si vuole fare per la Calabria” – avanza la nota del sindacato.
“Serve una svolta, occorre voltare pagina, abbandonare l’idea di un regionalismo fondato sull’assistenza e sul precariato e puntare su politiche attive del lavoro. Assistenzialismo utile solo a mantenere classi dirigenti trasversali aride e senza prospettive, che si autoalimentano, bloccando ogni rinnovamento e cambiamento. Alla Calabria serve una nuova politica, serve una grande stagione di riforme per ridisegnare la sua geografia istituzionale, perché sono tanti 400 comuni, perché sono tanti gli ospedali fotocopia sottoporta, perché non si può creare lavoro solo con tirocini e precariato a vita, perché la partecipazione pubblica e gli enti strumentali si devono occupare di migliorare la Calabria e non possono solo servire come carrozzoni di familismi e clientele. Serve una regione normale che governi la sanità per curare i malati e garantire la salute dei cittadini e non per assicurare doppie, triple fatture in appalti e forniture” – prosegue la denuncia.
“Serve una regione che stia al fianco dei cittadini e delle procure antimafia e combatta la ndrangheta ed ogni fenomeno di illegalità. Serve una regione capace di un confronto con il governo per un grande Piano per il lavoro, con investimenti pubblici, che discuta concretamente di Gioia Tauro e dello sblocco delle infrastrutture, delle zone economiche speciali, di contratti di sviluppo, di economia verde e circolare, di alta velocità e mobilità sostenibile, capace di lottare contro lobbie, massonerie e ndrangheta”.
“Serve una regione antifascista ed antirazzista, per questo occorre unità contro la deriva xenofoba e leghista. Per questa ragione, sarebbe stato più semplice partire da un programma di priorità e cambiamento per la Calabria con il coinvolgimento della società civile e fare una grande alleanza sociale per la Calabria. Alla Calabria serve un progetto che dia una prospettiva, una visione di futuro, un orizzonte di fiducia e speranza.
Auspichiamo – conclude la nota - che oltre la discussione sulle candidature ci siano momenti di confronto necessari sui programmi e sulle prospettive. La Cgil è pronta con le sue proposte e la sua autonomia ad un confronto costruttivo per una nuova Calabria”.