Vertenza Egp Acri. A rischio esternalizzazione del presidio: si va verso lo sciopero
Dodici ore di sciopero: è il piano che i sindacati stanno pensando di attuare in merito alla vertenza dei lavoratori di Egp di Acri. All’origine ci sarebbe l’intenzione della società di esternalizzare il presidio della diga di Mormanno su cui Sigle e dipendenti si aspettano “un deciso passo indietro dell’Azienda proprio per le particolarità tecniche e di contesto logistico che la caratterizzano”.
Le associazioni di categoria parlano di “clima aziendale sempre più teso, una reperibilità del tutto fuori contratto e che introduce una nuova figura, quella dell’accompagnatore che non opera, o ancora bisogna ricorrere a personale impiegato per coprire buchi di turni”.
“Assistiamo - viene affermato - al sistematico svuotamento della struttura di staff, la colonizzazione di posti importanti come RSPP ricoperto da personale non in ruolo ad Acri, turni in diga che non rispettano nessun accordo. In sostanza, una Unità Territoriale gestita come cosa propria, nell’accezione peggiore del termine”.
Per questo motivo le sigle hanno annunciato di avviare un percorso di forte conflitto sindacale con la programmazione delle 12 ore di sciopero di tutto il personale, da tenersi nel periodo gennaio-marzo 2020. Chiedono inoltre alla politica calabrese di “farsi parte attiva in questa vertenza per riportare al centro gli investimenti, la Sicurezza ed il lavoro in un territorio che tanto ha dato e che ancora continua ad offrire”.