Gratteri sotto “attacco” dell’Unione delle Camere penali: “No a processo mediatico”
Il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri finisce nel mirino dall’Unione delle Camere Penali Italiane che lo accusa di aver “imbastito un processo contro i giornali che non hanno sufficientemente esaltato l’inchiesta”.
Lo stesso capo della Dda aveva mosso delle accuse contro i media nazionali per aver dato scarsa rilevanza all’operazione “Rinascita Scott”, che ha portato a centinaia di arresti nel Vibonese. (QUI)
“Nel corso di una roboante quanto preannunciata conferenza stampa tenutasi dopo il maxi blitz di Vibo Valentia, il dottor Gratteri – si legge in una nota dell’Unione delle Camere Penali Italiane – ha affermato che l’indagine era nata il giorno del suo insediamento e che per Lui era importante realizzare un sogno, fare la rivoluzione, smontare la Calabria come un treno dei Lego e rimontarla piano piano”.
“Queste frasi – viene aggiunto - non ci stupiscono anche perché da tempo, con tutto il rispetto, ci sembrava che il dottor Gratteri avesse una visione un po’ più articolata del proprio ruolo di inquirente. E sul punto si è già efficacemente espresso un magistrato, Ignazio Petrone, dicendo che esse disvelano una concezione del diritto e della giustizia da stato etico, da partito unico, da processo staliniano”.
Il tema che interessa Ucp riguarda invece “il fatto che queste inquietanti affermazioni sembrano aver fatto poca presa sugli organi di stampa, tanto che il Pm antimafia, tra l’offeso e l’adirato, tweetta e rende interviste esprimendosi in questo modo: la mia maxi operazione scompare dalle prime pagine dei grandi giornali… è stata boicottata, un grave errore, bisognerebbe chieder conto ai direttori delle testate più importanti di questo buco. Siamo al parossismo del processo mediatico!”.
“Non solo si divulgano notizie sulle indagini come se le ipotesi investigative fossero sentenze passate in giudicato, ma – prosegue la nota dell’Unione delle Camere Penali Italiane - si pretende che i giornali ne parlino in prima pagina! E perché l’avvertimento non cada nel vuoto, il dottor Gratteri cita anche le testate incriminate (la Repubblica e La Stampa), quella a rischio di incriminazione (Il Corriere della Sera che si “limita” ad un solo box) ed infine il giornale amico (Il Fatto Quotidiano, ca va sans dire) quasi fosse l’unico scolaro diligente di una classe di alunni ingrati e disubbidienti”.
“Forse – prosegue la nota - sono alunni soltanto prudenti che, dopo aver consultato Wikipedia, si sono ricordati del tempo in cui la Corte di Appello confermò le condanne per solo 8 imputati dei 125 soggetti arrestati nell’operazione “Marine” con la quale il super pm diceva di aver sgominato la mafia a Platì”.
Oppure “dell’esito del processo denominato ‘Circolo Formato’ dove tutta la classe politica di Gioiosa Marina fu ammanettata, la città fu commissariata, e poi al processo furono tutti assolti. O ancora, dell’operazione ‘Metropolis’, quella con la quale Gratteri aveva affermato di avere affossato le ‘ndrine della Locride, che si concluse con sole 3 condanne su decine di arrestati”.
Elencati questi precedenti l’Unione delle Camere Penali sostiene che “può darsi che, per una volta, dietro questo riserbo da seconda pagina ci sia, una volta tanto, professionalità, esigenza di controllo delle notizie e maggior attenzione a sdoganare senza filtri ipotesi accusatorie che potrebbero non reggere il vaglio di un giudizio. Insomma, tutto quello che noi penalisti in questo preciso momento storico auspichiamo, al fine di limitare le distorsioni del processo mediatico, a vantaggio della giustizia con la G maiuscola, quella vera, che deve essere raggiunta nella piena osservanza delle regole del contraddittorio, in un’aula di Tribunale. “Per il resto – conclude L’Unione delle Camere Penali - speriamo che Babbo Natale porti a Gratteri una scatola di lego con le istruzioni di montaggio in tutte le lingue e qualche bel libro, tipo Lettere dal carcere di Enzo Tortora”.