Era morto da oltre due anni ma qualcun altro s’incassava le sue pensioni
Per ben due e mezzo ha continuato a ritirare regolarmente la pensione di un’altra persona. Per essere precisi, addirittura ben due diverse tipologie di “assegno” di invalidità. Trenta mensilità in tutto incassate tra il 2016 e il 2018. Il problema però è che il beneficiario fosse deceduto e da tempo, esattamente dal maggio del 2016.
Il “furbetto” - almeno fino ad oggi, dato che è stato “beccato” dalla Guardia di Finanza -, un 79enne reggino, aveva infatti la disponibilità di un libretto postale, cointestato con il legittimo percettore delle pensioni, sul quale venivano accreditate regolarmente le somme da parte dell’Inps. Tramite una carta collegata allo stesso, aveva così accesso diretto alla gestione delle disponibilità finanziarie del defunto.
Dal maggio del 2016, mese della morte del beneficiario, e pur essendo a conoscenza della dipartita di questo, il 79enne non aveva mai comunicato quest’ultimo importante “particolare” all’istituto di previdenza, continuando a incassare le somme e quindi truffando l’Inps.
Il tutto si è protratto fino al novembre del 2018, quando le Fiamme Gialle dello Stretto, a seguito mirate attività di osservazione, pedinamento e di controllo, hanno tenuto sotto osservazione l’indagato vedendolo prelevare del denaro dal libretto presso un ufficio postale del capoluogo.
È proprio durante uno di questi prelievi che i militari lo hanno avvicinato trovandogli diverse centinaia di euro in contanti, il libretto cartaceo, la carta di debito abbinata a quest’ultimo e, ovviamente, anche il relativo codice Pin.
Gli approfondimenti eseguiti successivamente hanno consentito di far luce sull’intero quadro della truffa che avrebbe consentito all’uomo di appropriarsi illegittimamente ed in tutto di qualcosa come 30mila euro, in realtà non dovuti.
Sulla scorta di quanto scoperto dalle fiamme gialle di Reggio Calabria il Gip del tribunale locale ha emesso un’ordinanza cautelare che ha previsto a carico del 79enne il sequestro preventivo di quanti si ritiene abbia incassato illegalmente, i 30 mila euro appunto, mentre l’uomo dovrà ora rispondere anche del reato di truffa aggravata ai danni di enti pubblici.
Le investigazioni sono state coordinate dall’Aggiunto della Procura Gerardo Dominijanni e dirette dal Sostituto Paola D’Ambrosio.