Contrabbando di “Oro nero”: coinvolto il Gruppo Camastra
Esponenti di spicco della criminalità organizzata calabrese hanno partecipato al lucroso e illecito affare del commercio di gasolio "agevolato", intervenendo nelle varie fasi della filiera commerciale nella veste di intermediari ovvero di clienti finali, traendo, pertanto, profitto dalla illecita attività. E' quanto sarebbe emerso dall'operazione "oro nero" della Guardia di Finanza che stamane ha portato al fermo dei fratelli Giovanni e Domenico Camastra, titolari dell'omonimo gruppo imprenditoriale che gestisce il commercio di prodotti petroliferi in Calabria ed opera anche nelle regioni del centro e nord Italia. Significative, secondo gli inquirenti, sono le risultanze delle indagini in ordine al ruolo di intermediario nella distribuzione del gasolio "in nero", nella piana di Gioia Tauro e nel Rosarnese, assunto da Marco Mazzitelli e Domenico Sibio indicati esponenti della cosca Pesce di Rosarno. L'interesse della cosca alla partecipazione dell'affare emerge dagli atti processuali relativi all'operazione "All Inside", dove si legge che uno dei vertici della cosca, sottoposto a misura restrittiva, si informa se "la nafta la stanno facendo". Anche Giovanni Corrado, già sottoposto a misura cautelare, insieme ai vertici della famiglia Crea di Rizziconi, esercita l'attività di intermediazione nel commercio di carburante "in nero, nell'area lametina-catanzarese," approvvigionandosi dalla Camastra Petroli Locri S.P.A. e versando nelle casse del Gruppo cospicue somme di denaro contante". Altri personaggi di spicco di famiglie di 'ndrangheta, quali Antonio Stefano, affiliato alla cosca Aquino-Coluccio, tratto in arresto, insieme ai vertici della "famiglia", nell'operazione di polizia giudiziaria denominata "Nostromo", avrebbe partecipato al lucroso affare del contrabbando di gasolio, attraverso una società di intermediazione nella distribuzione di gasolio "in nero", a lui , di fatto riconducibile. Le indagini hanno, inoltre, rivelato la partecipazione dei vertici di una nota cosca operante nelle città di Reggio Calabria, in qualità di "cliente finale", che si e' approvvigionata di carburante dal gruppo Camastra per il fabbisogno delle proprie aziende di trasporto e di distribuzione al dettaglio di prodotti petroliferi.
Il Gruppo imprenditoriale Camastra si occupa di prodotti petroliferi in Calabria ed opera anche nelle regioni del centro e nord Italia. L’operazione è stata condotta dai militari del Gruppo Tutela Finanza Pubblica e del Gruppo Tutela Economia del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, coadiuvati dai colleghi dello Scico di Roma e del Gruppo di Frascati, sotto il coordinamento della locale Procura della Repubblica Contestualmente. I reati contestati, in cui si sarebbero inseriti anche esponenti della 'ndrangheta, sarebbero stati perpetrati attraverso un articolato e complesso sistema di frode promosso dai fratelli Camastra, ed attuato grazie al contributo dei dipendenti del gruppo e di altri soggetti che a vario titolo vi hanno concorso. Il particolare sistema di frode si è articolato nelle seguenti fasi: creazione di provviste di prodotto "agevolato", falsa denaturazione del gasolio ancora SIF (schiavo imposta fabbricazione). Per poter creare la disponibilità di prodotto petrolifero "agevolato" da collocare illecitamente sul mercato, a beneficio di soggetti compiacenti, la prima operazione necessaria e' stata quella di far risultare falsamente che il prodotto e' stato denaturato (colorato). In poco più di due anni, la quantità di gasolio venduto falsamente come agricolo e' stata di circa 25.000.000 di litri. In realtà, il prodotto pur scontando imposte (IVA ed accisa) ad aliquote agevolate, e' stato fraudolentemente destinato agli usi ordinari. La mancata colorazione ha permesso all'organizzazione criminale di eludere e vanificare i controlli in ogni fase della filiera commerciale (trasporto, cessione agli intermediari commerciali, cessione ai grossisti, cessione ai dettaglianti, vendita ai consumatori finali), in quanto il prodotto, non presentando le particolari caratteristiche cromatiche del gasolio agricolo, appariva legittimamente destinato al consumo per gli usi ordinari.
Sempre al fine di creare provviste di gasolio "agevolato" da destinare ad usi ordinari, l'organizzazione criminale ha dovuto simulare delle vendite a soggetti autorizzati ad acquistare e vendere prodotti petroliferi "agevolati", in modo che, formalmente, tale prodotto risultasse venduto a soggetti legittimati a fruire dei benefici fiscali, mentre, sostanzialmente, poteva essere ceduto indiscriminatamente a tutti i clienti e gli operatori commerciali del settore. I cosiddetti clienti simulati sono stati individuati in due ditte operanti nella provincia di Cosenza, dapprima direttamente, ed in un secondo momento tramite l'interposizione di una società di capitali con sede a Siderno. Inoltre, altri clienti "simulati" del Gruppo Camastra sono stati identificati in una società di persone avente sede nel vibonese (autorizzata ad acquistare gasolio agevolato ad uso sottoserra) nonché in altri clienti "simulati minori" operanti nella locride, nel medesimo settore del sottoserra ovvero nell'attività di motopesca. Le vendite fittizie sono state puntualmente riscontrate e supportate da specifici elementi di natura finanziaria, acquisiti tramite indagini contabili e bancarie, dalle quali e' emerso che gran parte dei pagamenti da parte dei clienti sono stati simulati, a testimonianza che le operazioni commerciali sottostanti non sono realmente avvenute. In particolare, le indagini bancarie e finanziarie hanno messo in luce che il contante, necessario all'emissione degli assegni da parte dei clienti del Gruppo Camastra, e' stato tratto dalle stesse società del gruppo, per cui di fatto e' stato realizzato un cambio assegno e non un pagamento. L'operazione, oltre a simulare transazioni commerciali fittizie, costituisce, secondo gli inquirenti, una chiara ipotesi di riciclaggio di proventi illeciti, poiché il denaro contante fuoriuscito dalle casse dei Camastra e' rientrato nella disponibilità delle società sotto forma di assegni, apparentemente giustificati da pagamenti di forniture a "clienti legittimati ad acquistare combustibile con imposta agevolata", in realtà non avvenute.
Le indagini bancarie e contabili avrebbero rivelato che, ottenuta la disponibilità di gasolio agevolato, attraverso le articolate operazioni di simulazione innanzi descritte, il prodotto è stato ceduto "in nero" a intermediari commerciali e clienti, in spregio alle disposizioni che dettano i requisiti e le condizioni per fruire dei benefici fiscali. Il particolare sistema di frode avrebbe consentito la realizzazione di ingenti profitti illeciti da parte dell'organizzazione criminale, fondamentalmente quantificabili nel danno patito dall'erario a causa della fruizione indebita di esenzioni ed agevolazioni d'imposta e che, per il solo periodo oggetto delle indagini, ammonta ad oltre 12 milioni di Euro, mentre sono in corso diverse verifiche fiscali per quantificare l'esatto ammontare dell'evasione anche con riferimento ad altre annualità. Inoltre si sarebbe verificato l'inquinamento dell'economia legale e del mercato concorrenziale dello specifico settore in considerazione che tale prodotto, non avendo scontato IVA ed accisa ordinaria, e' stato collocato nel mercato dell' ingrosso (depositi e distributori) e dell'indotto (autotrasporti ed edilizia), ad un prezzo nettamente più favorevole rispetto a quello corrente, con cio' spiazzando gli operatori commerciali del settore.