Esternalizzazione diga a Mormanno. Sindacati e lavoratori annunciano 4 giorni di sciopero
“Lo ribadiamo ancora una volta, non siamo d’accordo a tutti i livelli sindacali sull’esternalizzazione del presidio della diga di Mormanno”.Un grido a chiare lettere quello elevato dalle Segreterie Regionali Filctem CGIL - Flaei CISL - Uiltec Uil.
“Nello scorso 12 dicembre, come OO.SS. abbiamo rappresentato ai lavoratori l’andamento dell’incontro avuto in Prefettura a Cosenza. Come OO.SS. abbiamo registrato un atteggiamento dei vertici Aziendali di EGP Calabria, di completa chiusura verso ogni tema e richieste atte a migliorare le condizioni dei lavoratori di Acri, - spiegano le sigle - rischiare di mettere in gioco la Sicurezza di un intero territorio solo per scopi puramente finanziari e di diminuzione selvaggia dei costi, non risponde all’idea di grande azienda quale EGP vuole raccontare di essere. Bisogna esserlo nei fatti per rendere credibili i racconti! Non vorremmo mai pensare a eventuali incidenti gravi che coinvolgono territori e cittadini”.
“Da sempre i lavoratori di Acri, compresi i guardia-dighe che oggi EGP svilisce nel ruolo, si sono distinti per professionalità ed attaccamento all’Azienda, e per questo hanno sempre colmato le lacune di organico che EGP stessa aveva riconosciuto circa un anno fa e che oggi non intende ammettere. EGP, con un atteggiamento che non gli conoscevamo ha rappresentato al Prefetto una situazione irreale e pertanto di comodo”- avanza la nota.
“Ha disegnato l’U.T. ACRI come un luogo senza nessuna difficoltà di clima aziendale, dove si lavora con carichi di lavoro del tutto sostenibili e che andranno ancora a migliorare, dove la reperibilità rispetta i turni previsti dal contratto, e con le posizioni tutte coperte. A noi risulta invece, un clima aziendale sempre più teso, una reperibilità del tutto fuori contratto e che introduce una nuova figura, - prosegue la nota - quella dell’accompagnatore che non opera, o ancora bisogna ricorrere a personale impiegato per coprire buchi di turni operativi. Assistiamo al sistematico svuotamento della struttura di staff, la colonizzazione di posti importanti come RSPP ricoperto da personale non in ruolo ad Acri, turni in diga che non rispettano nessun accordo. In sostanza, una Unità Territoriale gestita come cosa propria, nell’accezione peggiore del termine. Per noi, ancora, viste anche le prossime uscite in art.4 la situazione è destinata a peggiorare”.
“Altresì, è opportuno ricordare al Management Aziendale che la risorsa primaria ossia l’acqua, su cui sviluppa il proprio business, è di proprietà del territorio e pertanto il territorio ed i cittadini che lo vivono devono avere le giuste ricadute compensative in termini di difesa e di sicurezza del territorio, sviluppo e opportunità occupazionali stabili e durature. Crediamo inoltre, insieme ai lavoratori che il disegno industriale dell’Azienda non coincida con l’interesse del territorio e dei lavoratori. Tra qualche anno andranno ridiscusse le concessioni, - continuano le sigle - sarebbe opportuno capire come EGP pensa a questa importante scadenza in termini di significativi investimenti economici sugli impianti e di investimenti in nuovo capitale umano. Per quello che stiamo osservando, si sta palesando un disinteresse, per noi ingiustificato, nonostante i vertici dichiarino che il futuro passa dalle rinnovabili e dall’Energia pulita”.
Su queste basi è scattata la decisione di proclamare “4 ore di sciopero di tutto il personale per la giornata del 30 gennaio 2020. Durante la mattinata dello sciopero si terrà un sit-in dei lavoratori presso la sede U.T. Acri. Allo stesso tempo chiediamo alla politica calabrese, nelle figure del neo Presidente della regione, dei Sindaci di Acri e Mormanno, del Presidente dell’Ente Parco Pollino, ed alle rispettive Segreterie OOSS Nazionali di farsi parte attiva in questa vertenza per riportare al centro gli investimenti, la sicurezza ed il lavoro in un territorio che tanto ha dato e che ancora continua ad offrire”.