Povero in Ferrari e imprenditori “evasori”: pizzicati 237 furbetti del reddito di cittadinanza
Nove mesi durante i quali hanno percepito il reddito di cittadinanza nonostante non avessero i requisiti per ottenere il sussidio. A questa conclusione sono arrivati oggi i finanzieri che - con il coordinamento della Procura della Repubblica locale - hanno indagato sulle posizioni di ben 237 persone, tutte residenti nel territorio della Locride, scoprendo, alla fine, che non avrebbero avuto diritto all’assegno.
L’attività è nata dall’analisi della numerosa platea di soggetti già denunciati per i fenomeni dei falsi braccianti agricoli e per dei falsi rimborsi fiscali: tra di essi infatti ne sono stati individuati diversi che avevano richiesto ed ottenuto anche l’Rdc.
L'indagine, denominata "Salasso" e condotta con modalità tipiche della polizia economico-finanziaria e con dei rilevamenti anagrafici presso i comuni di residenza dei richiedenti, si è così indirizzata ad appurare la presenza di eventuali anomalie nelle Dichiarazioni Sostitutive Uniche (DSU) che sono poste a fondamento della richiesta del beneficio.
Da qui sono emerse delle irregolarità sulle 237 istanze interessate. Nel corso delle ispezioni, difatti, si è accertata l’omessa indicazione nelle DSU dei componenti del nucleo familiare anagrafico, del coniuge non separato, e del possesso di altri redditi, di beni mobili (come veicoli e moto) ed immobili (terreni e fabbricati).
Tra le persone indagate i casi più eclatanti hanno riguardato due di loro che sono risultate detenute in carcere per associazione mafiosa, dopo essere state arrestate la scorsa estate nell’ambito dell’importante operazione anti ‘ndrangheta denominata “Canada Connection” (QUI).
Un intero nucleo familiare, invece, si è scoperto fosse riconducibile ad una nota famiglia di ‘ndrangheta, colpita nella maggior parte dei suoi componenti da una condanna penale definitiva con la conseguente interdizione dai pubblici uffici. Uno di loro è tra l’altro in stato di arresto dall’aprile del 2018.
Diverse altre persone, poi, sono risultate avere redditi per oltre 55 mila euro, e non indicati nel nucleo familiare; altre addirittura intestatarie di ville ed autovetture di lusso; uno, per esempio, aveva una Ferrari ed era finito ai domiciliari nell’ambito dell’operazione “Le Mille e una Notte” (QUI).
Alcuni, infine, erano titolari di attività imprenditoriali con tanto di partita Iva che, pur avendone l’obbligo, non avevano presentato alcuna dichiarazione dei redditi.
Le indagini si sono concluse con la denuncia di tutti e 237 i soggetti che avevano ottenuto il reddito di cittadinanza e di altri 73 sottoscrittori delle DSU risultate irregolari. Rispettivamente rischiano la reclusione da due a sei anni e da uno a tre anni.
Tutti i percettori del Rdc, poi, sono stati segnalati all’Inps per l’avvio del procedimento di revoca del benefico e il conseguente recupero delle somme già pagate che ammontano a circa 870 mila euro.
Contemporaneamente è stata ovviamente interrotta l’erogazione del sussidio che avrebbe altrimenti comportato, fino alla scadenza prevista, un’ulteriore perdita di risorse pubbliche di oltre un milione di euro.