Agenzia entrate, stato di agitazione per i lavoratori della sede vibonese
Stato di agitazione per i lavoratori della direzione provinciale di Vibo Valentia dell’Agenzia delle entrate. I dipendenti, riuniti in assemblea hanno deciso di alla protesta indetta da: Fp Cgil – Cisl Fp – Uil Pa – Confsal Unsa – Flp.
Diversi i punti che hanno spinto i lavoratori allo stato di agitazione, primo tra tutto il “disinteresse e disattenzione della politica e la assenza di una visione strategica della dirigenza dell’Agenzia delle Entrate per l’attuale situazione in cui versano gli uffici, che si riflette negativamente sul quotidiano lavorativo del personale”
I lavoratori mettono quindi in evidenza diverse criticità: “L’assenza del Direttore dell’Agenzia e del Comitato di gestione” che si tradurrebbe in “una profonda incertezza operativa che non consente agli uffici e al personale di agire in modo efficiente, con assenza di interlocutori certi indispensabili per affrontare la complessità e le esigenze di una moderna “macchina fiscale”.
“Le assenze non riguardano solo i vertici dell’Agenzia ma coinvolgono l’intero quadro dirigente: in Calabria oltre il 50 per cento delle Direzioni Provinciali è gestito ad interim da titolari di altre direzioni; i tempi per l’assunzione di nuovi dirigenti si allungano a dismisura con continui rinvii della prima prova del concorso che fanno presumere che non ci siano assunzioni prima del 2021, mentre nel 2020 usciranno dall’Agenzia altri dirigenti; le circa 1.500 POER, figura decisa dall’Agenzia rispetto alla quale i sindacati hanno manifestato perplessità anche per le modalità adottate per la loro selezione, sono sotto il giudizio di legittimità della Corte Costituzionale”.
Carenze che per i sindacati si traducono in: “profondi limiti e difficoltà nel dare risposte puntuali alle richieste dei contribuenti, che giustamente si rivolgono agli uffici per avere indicazioni su norme e procedure di competenza dell’Agenzia; la concreta possibilità di chiusura di uffici, non per risparmiare costi ma per la impossibilità di garantirne la funzionalità per mancanza di personale: situazione che avrebbe come vittime del disagio cittadini e mondo delle imprese; in carichi di lavoro esorbitanti e insostenibili, a meno che si voglia far perdere qualità al servizio fornito da un’amministrazione che deve essere prima di tutto strumento per garantire l’equità fiscale; nella concreta impossibilità di realizzare una seria lotta all’evasione fiscale, indispensabile per avere le risorse necessarie per garantire i servizi indispensabili a tutti i cittadini quali sanità, formazione, sicurezza, ricerca”.
Da qui la richiesta di “aprire un'interlocuzione con le istituzioni, i cittadini , il mondo delle imprese per manifestare le ragioni delle iniziative assunte con la dichiarazione dello stato di agitazione e allo stesso tempo di proseguire con forza nella vertenza aperta con l'Agenzia e il Governo”.
L’obiettivo è quindi quello di: “ottenere risorse certe per il salario accessorio, a partire da quello del 2018 e 2019, recuperando il taglio annuale di 50/60 milioni; avviare un processo significativo di assunzione di personale; stabilire percorsi certi e costanti per lo sviluppo di carriera e professionale del personale, accompagnati da un costante e deciso impegno per la formazione; ridefinire gli attuali budget costruiti senza considerare la progressiva diminuzione del personale per continuare a garantire la qualità del servizio; interventi sia sulle leggi che sulle procedure per avere una reale semplificazione della normativa fiscale, che consentano anche una efficace e trasparente lotta all'evasione per ottenere significativi progressi nella riduzione del carico fiscale con una maggiore equità”.