Reggio. Rapine “seriali” in strada: pizzicati due giovani, finiscono in carcere
Due ragazzi giovanissimi, di appena 21 e 23 anni, Cristian Mittica e Salvatore Caponetto, sono finiti in carcere con l’accusa di tentata rapina aggravata, lesioni personali e furto con destrezza, aggravati in concorso.
La misura, emessa dal Gip del tribunale di Reggio Calabria, è stata eseguita dai Carabinieri della Stazione Principale e della Compagnia del capoluogo, al termine di una indagine coordinata dalla Procura locale, in particolare dall’Aggiunto Gerardo Dominijanni e dal Sostituto Domenico Cappelleri, e sulla base degli elementi raccolti dagli investigatori dell’Arma che ritengono di aver ricostruito tre differenti vicende accadute nel centro della città metropolitana.
Il primo episodio vedrebbe i due giovani - in concorso con un altro soggetto al momento non identificato - come gli autori di un furto con destrezza di uno smartphone appartenente ad un 17enne, avvenuto il 10 giugno del 2019 in via Palamolla.
Secondo gli inquirenti, quel giorno, Mittica sarebbe sceso dall’auto di Caponetto e fingendo di essere interessato a cedere della marijuana al ragazzo ed altri due suoi amici, gli avrebbe afferrato rapidamente il telefono per poi fuggire a bordo della vettura insieme agli altri due.
Nel secondo caso, avvenuto il successivo 22 di agosto, in via San Paolo, i due arresti, con violenza e brandendo un’asta in ferro, avrebbero intimato ad altri due giovani, un 22enne ed un 20enne, di consegnarli del denaro oltre che i loro cellulari.
Il “colpo” era però fallito per la resistenza dei ragazzi e ne scaturì anche una violenta colluttazione che provocò alle vittime delle lesioni aggravate.
Caponetto, inoltre, è ritenuto responsabile di una tentata rapina e di lesioni personali, in concorso con un altro soggetto ancora sconosciuto.
Il fatto risale al 4 agosto scorso, quando su Corso Garibaldi una 78enne, mentre camminava a piedi, venne avvicinata da un’auto con a bordo due persone che, nel tentativo di portarle via la borsa, l’avevano fatta cadere a terra trascinandola per alcuni metri.
L’indagine dei carabinieri è durata alcuni mesi durante i quali sono stati ascoltati dei testimoni ma anche attentamente visionate le immagini dei circuiti di videosorveglianza.
Grazie anche all’incrocio delle informazioni acquisite nel corso delle tre differenti denunce si è così arrivati ai due arrestati che per il momento sono stati portati nel carcere di Arghillà del capoluogo.