Traffico di esplosivo, armi e droga. Operazione Tnt: 10 arresti nel reggino
Dieci persone, accusate di fare parte di una banda dedita al traffico di esplosivo, armi, sostanze stupefacenti, furti e rapine, sono state arrestate stamani dai carabinieri di Reggio Calabria in collaborazione con i colleghi della Tutela patrimonio culturale di Cosenza ed i “cacciatori”. Questo l’esito dell’operazione TNT che rappresenta la prima fase di una indagine che ha preso il via già nel 2012 con il rinvenimento di 2 chili di tritolo dello stesso tipo di quello trovato nelle stive della nave “Laura C” affondata durante l’ultima guerra mondiale al largo di Saline Joniche.
La denominazione dell’inchiesta, Tnt, deriva proprio dalla sigla identificativa del tritolo utilizzato per scopi bellici ed è partita dopo l’arresto di Domenico Demetrio Battaglia e Damiano Roberto Berlingieri: nel corso di una perquisizione nell’abitazione di Battaglia, nell’aprile del 2012, i militari scoprirono 10 formelle di tritolo di oltre due chili, oltre a 5 detonatori e a numerose munizioni di diverso tipo e calibro.
Da qui furono avviate le indagini coordinate dalla Procura di Reggio Calabria e dalla Direzione distrettuale antimafia poiché alcuni degli arrestati sono ritenuti dagli inquirenti contigui, anche per parentela diretta, alla cosca Serraino-Franco operante nella zona sud di Reggio. Non è escluso che l’esplosivo sia stato utilizzato per attentati contro attività commerciali del capoluogo.
I particolari dell’operazione saranno resi noti agli organi di informazione nel corso di una conferenza stampa, che sarà tenuta questa mattina alle 11 presso il Comando Provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria dal Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho.
h 14:09 | “In molti casi - si legge in una nota dei Carabinieri - è emerso che la banda preferiva colpire vittime, di cui conoscevano abitudini e orari, prediligendo in modo particolare anziani indifesi. Solo per citare alcuni esempi, per la rapina commessa a Cardeto nell’aprile del 2012 ai danni di due anziane donne, madre e figlia, Teodoro Moro, originario di Cardeto, temeva che potesse essere riconosciuto dalle due donne o da quel “bast…..o del figlio”, perché “lo avevano visto crescere”.
Conosciuti alla banda erano anche una donna ed i suoi familiari a cui Massimo Murina, Alessio Cirillo, Massimo Piccolo e Osvaldo Surace hanno svaligiato la casa, approfittando della circostanza che un parente della donna fosse ricoverato insieme ad una congiunta di Murina, il quale, in tal modo, aveva modo di sapere esattamente quando colpire, essendo l’abitazione della vittima incustodita.
Ancora Murina e Piccolo, in un’altra occasione, dopo essersi guadagnati la fiducia di un impiegato di Reggio Calabria, dapprima si facevano prestare la sua auto, una BMW nuova di zecca, e successivamente, dopo aver simulato il furto dell’auto, si facevano consegnare da questi 3.000 euro in contanti, quale prezzo per l’intermediazione con una fantomatica banda di pericolosi ladri d’auto, somma consegnata dal malcapitato con enormi sacrifici e che Murina provvederà a sperperare alle slot machine nel giro di qualche ora.
Tra i numerosi colpi messi a segno anche quello effettuato alla villa di Luciano Lo Giudice. Tra la refurtiva, in parte già recuperata, anche un maxi scooter T-MAX che Battaglia Domenico Demetrio, Berlingeri Damiano Roberto ed altri correi avevano asportato dalla villa sottoposta a sequestro appartenuta al fratello di Nino Lo Giudice alias il “Nano”.
Violenza e ferocia | Durante i colpi la banda aveva fatto più volte ricorso all’uso delle armi e della violenza per terrorizzare le anziane vittime. I banditi erano soliti, infatti, colpire armati di coltelli, pistole, spranghe, bastoni, a volte utilizzando fucili a canne mozze, come nel caso di una rapina commessa a Pellaro.
Zampaglione, ad esempio, - si legge ancora - spiegava ai correi che durante i colpi, lui la pistola la portava sempre, in quanto se la vittima avesse reagito, gli avrebbe tranquillamente sparato “se uno prende a fare… almeno lo tira, si deve difendere poi una persona per davvero, se deve andare male che vada male, vaff… oh, un’arma è sempre un’arma”. Continuava spiegando che una volta entrati nell’abitazione da rapinare, era importante picchiare subito le vittime, specificando che più forte venivano picchiate e maggiore sarebbe stata la sudditanza psicologica ottenuta sulle stesse.
Non sempre però le vittime si arrendevano facilmente, come nel caso della rapina commessa ad un’anziana donna picchiata con ferocia e lasciata in una pozza di sangue e successivamente ricoverata per oltre un mese in ospedale
I ricettatori | Le indagini hanno consentito, inoltre, di individuare alcuni soggetti, attualmente indagati per il delitto di ricettazione. Nei confronti degli stessi, in data odierna, è stata eseguita perquisizione domiciliare.
In pochi mesi di indagine sono stati circa una ventina gli episodi certificati e contestati agli odierni arrestati, commessi principalmente a Reggio Calabria ed in altre località limitrofe (Cardeto, Pellaro, Bocale, Campicello di Pellaro e Rosario Valanidi).
Nel corso dell’indagine, a distanza di pochissimo tempo dall’inizio della stessa, i Carabinieri del Comando Provinciale hanno tratto in arresto nella flagranza di reato alcuni degli indagati, ponendo in tal modo fine alle loro pericolose scorribande.
Dati operativi | Nel corso dell’operazione sono stati impiegati oltre 100 Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, supportati dai militari dello Squadrone Eliportato Cacciatori e del Comando Tutela Patrimonio Culturale di Cosenza.”
Le persone tratte in arresto sono: Domenico Demetrio Battaglia, 50 anni; Damiano Roberto Berlingeri, 27 anni; Giovanni Cilione, 37 anni; Ivano Alessio Cirillo, 26 anni; Vincenzo Fortugno, 46 anni; Teodoro Moro, 59 anni; Massimo Murina, 39 anni; Massimo Piccolo, Osvaldo Surace, 35 anni e Giuseppe Zampaglione, 39 anni.