‘Ndrangheta in Veneto, in 38 scelgono rito abbreviato
Trentotto imputati nel processo scaturito dall’operazione Camaleonte (QUI) hanno scelto di essere giudicati con rito abbreviato. Questa mattina l’udienza si è svolta in appena un’ora nell’aula bunker a Mestre.
Era dedicata alla discussione delle difese nel procedimento in cui sono imputate 54 persone per vari reati connessi al favoreggiamento mafioso della ‘ndrangheta in Veneto (QUI).
La sentenza per l’abbreviato è quindi attesa per il 18 febbraio, giorno in cui il Gup Francesca Zancan deciderà se accogliere o meno le istanze dei legali dei 38 imputati. Nella stessa data il magistrato si esprimerà sui rinvii a giudizio.
Sotto accusa è finito il clan della famiglia Bolognino: Sergio, Michele e Francesco, considerati attigui alla cosca calabrese Grande Aracri, stabilitisi tra il 2010 e il 2013 a Rosà, nel Vicentino, e già processati e condannati nel processo Aemilia (QUI).
A loro sarebbero collegati, in modo diretto o indiretto attraverso complici tanto calabresi quanto veneti, anche una cinquantina di imprenditori che si sarebbero prestati per emettere false fatturazioni così da riciclare il denaro della cosca.
Tra le accuse ci sono anche quelle relative ad estorsioni, minacce, intimidazioni che, secondo gli inquirenti, sarebbero andate avanti dal 2012 al 2017 allo scopo di intimidire decine di imprenditori, pochissimi di loro quelli che si sono poi costituiti parte civile.
Nello stesso procedimento 12 imputati hanno invece avanzato la richiesta del non luogo a procedere; altri quattro hanno chiesto il patteggiamento, condizionato comunque alla rifusione del Fisco per quanto sottratto con le false fatturazioni emesse per favorire il riciclaggio. Per chi verrà ammesso all’abbreviato l’udienza di discussione si terrà invece a maggio.