Coronavirus, l’intervento di Aldo Di Giacomo sul rischio di contagio per i detenuti
“Sono molti i detenuti delle carceri del centro-nord, che già da qualche giorno, a causa dell’emergenza Coronavirus, a dimostrare buonsenso chiedono, sempre più numerosi, di rinunciare ai colloqui con i familiari che invece si continuano a tenere negli istituti del Sud, senza alcun controllo per chi arriva come per nuovi detenuti, proprio come se niente fosse accaduto fuori degli istituti penitenziari. Si prenda esempio da questo atteggiamento di prudenza e si intervenga rapidamente con piani e programmi che coinvolgano prima di tutto il personale penitenziario”.
Esordisce così il segretario generale del S.PP. Aldo Di Giacomo.
“Per noi - lo ribadiamo - l'unica forma di prevenzione possibile nelle carceri è bloccare ogni contatto con l'esterno, insieme ad una campagna di vera prevenzione e di comunicazione che coinvolga prima di tutto il personale in servizio che è invece abbandonato a sé stesso nel gestire la situazione. Se invece qualcuno pensasse di istituire in ciascun carcere una sorta di spazio isolamento per eventuali casi coronavirus – aggiunge Di Giacomo – farebbe bene a toglierselo dalla testa perché non solo non scongiurerebbe la diffusione del virus ma determinerebbe una situazione di panico tra i detenuti del tutto incontrollabile rispetto alla quale non resterebbe che evacuare il carcere con tutto ciò che comporta”.
“Si provi ad immaginare in un carcere di mille detenuti quale potrebbe essere la reazione alla notizia di un possibile contagio all’interno dello stesso; si consideri, inoltre, che l’unica soluzione possibile per evitare il contagio dell’intero carcere è l’evacuazione dell’intera struttura. Quest’ultima strada – closa nota - appare del tutto non perseguibile per ovvi motivi, senza voler creare allarmismi, vi è la necessità assoluta di chiudersi verso l’esterno al primo focolaio del virus per evitare che tutti, poliziotti, detenuti, ecc., possano sistematicamente ammalarsi”.