Regione: quote sociali, domani a Reggio protesta lavoratori

Reggio Calabria Cronaca

I Lavoratori di 65 Strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali associate all'Aris e all'Uneba regionali protesteranno domani a Reggio, davanti alla sede del Consiglio regionale. "Rappresentiamo - scrivono in un documento - 2000 operatori che garantiscono servizi di qualità a circa 2500 persone anziane, persone con disabilità, persone che necessitano di riabilitazione extraospedaliera. Siamo rappresentanti di strutture private accreditate che garantiscono prestazioni socio-sanitarie e socio-assistenziali (RSA, Case Protette, Gruppi appartamento, Comunità Alloggio, Centri socio-riabilitativi, etc) che nessuna Struttura, a gestione pubblica, garantisce. Manifestiamo - continua la nota - perché vogliamo garantire il nostro diritto/dovere di partecipare ai tavoli dove, in questi giorni, si sta programmando tutto il Settore socio-sanitario di cui noi siamo fornitori unici; perché i servizi che noi eroghiamo, relativamente alla quota sociale, non hanno la dovuta copertura di bilancio e ciò sta causando un blocco dei pagamenti che dura ormai da 13 mesi. Non e' nel potere delle nostre Strutture stabilire di chi siano le competenze. Se dovrà essere il Dipartimento alle Politiche sociali oppure le ASP a pagare la quota sociale, dopo l'approvazione della L.R. n. 8/2010 e dopo i vari decreti del Commissario ad acta per il Piano di rientro sanitario. Ne' si può attendere il pronunciamento in merito della Consulta. La prospettiva più ottimistica e' che il problema possa essere affrontato solo nella fase di assestamento di bilancio. Cioè non prima di giugno". I lavoratori lamentano anche che "oltre al blocco del pagamento della quota sociale, esiste un ritardo ormai endemico del pagamento della quota sanitaria da parte delle ASP (dai 5 mesi, della maggior parte delle ASP, ai 13 mesi dell'ASP di Crotone). Questo flusso finanziario intermittente - aggiungono - ha creato, nelle nostre strutture, una massa di crediti di circa 60 milioni di euro, un ricorso alle banche per garantire la necessaria liquidità per mandare avanti le Strutture, con volumi esagerati di interessi passivi (una proiezione su tutte le Strutture calabresi interessate a tali ritardi porta a circa 6/8 milioni gli interessi passivi pagati alle Banche e alle Finanziarie). Questa situazione finanziaria - aggiungono - ha portato le banche a chiudere l'accesso al credito e le Finanziarie a non acquistare più le fatture emesse nei confronti della Regione Calabria". Infine gli operatori non vengono pagati da 2, 5, 7 mesi "e, perciò, sono ormai schiacciati - scrivono - dagli interessi passivi che, a loro volta, devono pagare alle varie Finanziarie; i fornitori cominciano a rifiutarsi di portare la merce; cominciano le difficoltà a pagare i contributi previdenziali, gli interessi passivi e le rate dei mutui".