La “Via Crucis” in diretta streaming. La musica sacra a sostegno di #Iorestoacasa

Reggio Calabria Tempo Libero

Sarà in diretta streaming la “Via Crucis” di Antonio Galanti. E andrà in onda domenica 22 marzo alle 17.30 e giovedì 26 marzo alle 21.20 su Sky 515 e Telpace HD canale 218. La musica sacra arriva in tv e lo fa a sostegno della campagna #iorestoacasa.

Le reti trasmetteranno in prima assoluta mondiale, per la regia di Giulio Tripodi, la “Via Crucis” di Antonio Galanti diretta da Jacopo Sipari con Coro e Orchestra del Teatro Francesco Cilea di Reggio Calabria e lo straordinario basso spagnolo Simon Orfila.

Si tratta di un’opera di immenso valore emotivo in cui oltre a Orfila ci saranno Francesca Romana Tiddi (nel ruolo de La Madonna), Sara Intagliata (l’Angelo), Sofia Janelidze e Davide Ruberti (I Padri e Madri della Chiesa) che si esibiranno, affiancati dall’Orchestra e dal Coro del Teatro “Cilea” di Reggio Calabria, nella prima mondiale della “Via Crucis”, oratorio per soli, coro e orchestra con musica di Antonio Galanti e drammaturgia e testi dei Padri della Chiesa curati da Domenico Gatto. Un’ora e quaranta di musica sacra che accompagna lo spettatore in una grande preghiera collettiva che ripercorre gli ultimi momenti della vita di Cristo sulla terra lasciando a tutti un grande messaggio di speranza e rinascita universale.

Il concerto sarà trasmesso anche in streaming sul sito del canale Telepace HD www.telepace.it. Un riconoscimento importante per il Coro e l’Orchestra del Teatro Francesco Cilea di Reggio Calabria, per tutto il team dell’Associazione Traiectoriae, capitanato da Domenico Gatto, e per il progetto “Rhegium Opera Musica Festival”, sezione “Classica Mediterranea”. La “Via Crucis” è stato, infatti, uno degli appuntamenti della stagione 2018-2019 del “Rhegium Opera Musica Festival”, sezione “Classica Mediterranea” promossa dall’Orchestra del Teatro Cilea e dal Coro Lirico Cilea.

Questo virus non può fermare la bellezza più profonda della nostra umanità. Non può fermare la musica. La cultura. Sono davvero contento di poter dare un piccolissimo contributo “virtuale” insieme ai miei colleghi attraverso la musica sacra. Un modo per pregare insieme, per rispondere con le note, le emozioni, la vita. Non ho idea di quando potremmo riuscire a tornare a fare musica insieme, a stare tutti attaccati, musicisti e pubblico. Questo penso sia il più grande dolore di questi giorni. Una “Via Crucis” che guarda alla resurrezione, alla rinascita, che è quello che mai come questo periodo credo risponda al più profondo e intimo desiderio di tutti noi, in tutto il mondo. Perché alla fine, nonostante tutto, è Pasqua”, afferma il Maestro Jacopo Sipari di Pescasseroli, tra i più giovani e apprezzati direttori del momento, Oscar della Lirica 2020.

Rispetto al testo, “varie e di diverse epoche sono le fonti di tradizione cristiana su cui è stato costruito il testo di questa “Via Crucis”: dalle Sacre Scritture all’Omelia sulla Pasqua di S. Melitone di Sardi (scritta intorno alla metà del II secolo) fino ai testi di S. Caterina da Siena (scritti nel 1300). Punto di riferimento per la stesura e la costruzione del testo è la tradizione mariana e quartodecimana. Mariana in quanto la figura di Maria è presenza costante dalla prima stazione fino all’ultima. Lungo l’intero svolgersi della narrazione la Madre vigila sul Figlio senza mai dialogare direttamente con lui.

Nelle due Stazioni incentrate sulla figura di Maria (IV. e XIII.), si crea un dialogo fra Lei e l’Angelo in cui alle domande della donna sulla sofferenza del Figlio (tratte da La Passione di Cristo di S. Gregorio Nazianzeno), l’essere celeste risponde attraverso le parole delle preghiere della chiesa antica (S. Andrea di Creta e Giorgio Warda), che esaltano la figura di Maria come Madre di Dio. Solo al momento della deposizione nel sepolcro (qui paragonato a quella del Cristo in fasce nella mangiatoia) Maria e il Figlio s’incontrano. Quartodecimana in quanto il riferimento principale per la stesura del testo è l’omelia che il Vescovo di Sardi scrisse attorno all’anno 150, in cui espone pienamente le caratteristiche della liturgia pasquale anatolica dell’epoca.

Questa Via Crucis racchiude il concetto tipico di quella liturgia che è quello della Pasqua come ricapitolazione del tutto: un testo che entra nel profondo di ciò che le diverse Stazioni rappresentano all’interno sia dell’anno liturgico cristiano sia del rapporto fra Cristo e l’uomo. Al centro di questa “Via Crucis” non vi è la sofferenza, ma la Gloria di Cristo, che viene esaltata nella Croce, così che il grande momento della Crocifissione è visto, nel solco della tradizione giovannea, come grande elevazione. E la decisione di concludere questa Via Crucis non con la deposizione, ma con la resurrezione è proprio di questa intenzione Gloriosa”, spiega Domenico Gatto, direttore artistico del Rhegium Opera Festival.