Bracconaggio. Il Cabs denuncia: “non si ferma neanche in piena emergenza”
I bracconieri non si arrestano neanche in presenza della pandemia. Il Cabs lancia un appello alle autorità: “non retrocedere, chiudendo ogni spazio anche nei confronti di chi, continuando l'attività di caccia illegale in un periodo così delicato, mette a rischio con i suoi spostamenti non solo la vita degli animali ma anche quella delle persone”.
“In Calabria, - spiegano i volontari - è recente il caso del lupo morto nel Parco del Pollino, probabilmente ucciso da un colpo di fucile caricato a pallettoni. E sempre in piena emergenza in provincia di Reggio Calabria, invece, un uomo avrebbe riferito della morte di un parente, il cui cadavere era stato rinvenuto nei pressi di Gioiosa Ionica. Stante quanto riportato dalla stampa, i due avrebbero attirato un cinghiale poi rimasto ferito. Il colpo, però, ha preso la vittima sbagliata”.
"La cosa più incredibile di tale sequela in pieno periodo Coronavirus - ha affermato l’associazione animalista - è quella di non notare alcuna sostanziale diminuzione dei casi di bracconaggio rispetto allo stesso periodo del 2019". Il Cabs, infatti, possiede il più aggiornato archivio del bracconaggio italiano. Nello stesso periodo del 2019, i casi registrati erano stati appena tre in più rispetto a quelli del "periodo Coronavirus".
“Un motivo in più per provvedere, appena possibile, a un serio inasprimento delle pene nei confronti del bracconaggio italiano, incallito e ben radicato che, evidentemente, non si ferma davanti a niente”.