Ferro (FDI): «Governo sostenga chi è in difficoltà, non consenta ai criminali di sostituirsi allo Stato»
«La crisi economica legata all’emergenza sanitaria rischia di trasformarsi in una vera e propria bomba sociale, soprattutto nelle regioni del Sud dove le organizzazioni criminali sono pronte ad inserirsi nelle situazioni di disagio, fomentando la tensione e sostituendosi allo Stato con la loro proposta di welfare, ovvero mettendo in circolo denaro con l’usura e ingaggiando manovalanza a basso costo».
E’ quanto afferma il segretario della Commissione parlamentare antimafia Wanda Ferro (FDI), che prosegue: «Le misure adottate dal governo sono assolutamente inadeguate a sostenere le famiglie in difficoltà. Le risorse vere messe a disposizione dei comuni sono del tutto insufficienti, il governo se n’è lavato le mani con un gioco di prestigio comunicativo scaricando sui sindaci la responsabilità di individuare le poche famiglie a cui destinare un buono spesa da poche centinaia di euro, escludendo quelle che già percepiscono una misura di sostegno come il reddito di cittadinanza. E’ come se Conte avesse detto ai cittadini in difficoltà di bussare alla porta del Municipio, come se i sindaci avessero ora la possibilità di accollarsi il peso di una crisi economica e sociale senza precedenti, che invece richiede un intervento forte dello Stato centrale, soprattutto per sostenere quelle imprese che, all’indomani della fine dell’emergenza, dovranno riaprire le saracinesche e riavviare l’attività produttiva, assicurando lavoro e continuando a reggere l’economia della Nazione".
"Il governo - aggiunge il deputato di Fratelli d'Italia - deve mettere in campo misure reali a sostegno delle imprese e dei lavoratori, non può pensare di dirottare la disperazione e la rabbia dei cittadini verso i sindaci, senza metterli nelle reali condizioni di sostenere i più deboli. Soprattutto bisogna evitare che un soggetto economico forte come la ‘ndrangheta possa impossessarsi delle attività imprenditoriali in difficoltà attraverso l’usura, e soprattutto – condividendo le preoccupazioni espresse dal capo della Procura distrettuale antimafia di Catanzaro Nicola Gratteri – bisogna impedire che i mafiosi si presentino come benefattori che, a differenza dello Stato, difendono i diritti e aiutano chi ha bisogno, sostanzialmente offrendo loro la possibilità di ricostruire quel consenso sociale che con tanta fatica si è tentato di sgretolare attraverso la repressione e l’impegno culturale».