Welfare. Coordinamento socioassistenziale: “soddisfatti per decisioni governatori”

Calabria Attualità

“Con l’ultimo decreto regionale avente all’odg la sospensione del regolamento regionale n.22/2019 si registra un blocco che ha posto le strutture socio-assistenziali nelle condizioni di erogare i servizi senza tutela giuridica ed economica”.

È così che insorgono alcuni rappresentanti della Consulta dichiarando che “sono allarmati, per le conseguenze che una eventuale sospensione creerebbero alle 400 strutture che si sono adeguate, assumendo il personale necessario. Noi chiediamo di pubblicarne il numero, in quanto, ad oggi, non ci risultano tali ingenti adeguamenti, anzi!!!”

“Chiediamo ai portavoce di preoccuparsi soprattutto per le strutture che ad oggi stanno operando senza contrattualizzazione e senza poter accedere agli strumenti bancari, - intona la nota - per tutte le strutture che ogni giorno maturano debiti senza poter vantare crediti e, proprio in un momento di eccezionalità quale stiamo vivendo, non hanno la possibilità di pagare il dovuto agli operatori che rischiano ogni giorno… non hanno la possibilità di lavorare da casa, ma si recano al lavoro con dedizione e sacrificio, prendendosi cura di anziani, minori, disabili, resi ancora più vulnerabili dalla quarantena salvavita”.

Il Coordinamento Strutture e Servizi Socio-assistenziali Calabria diretto da Sonia De Luca aggiunge: “esprimiamo gratitudine al consiglio Regionale, al Presidente della Giunta Regionale, On. Santelli e all’assessore al Ramo, On. Gallo che, in piena emergenza Coranavirus, hanno dimostrato sensibilità e competenza, ritenendo opportuno e urgente ritornare sulla Delibera n. 503 “ La Riforma del Welfare”, la cui attuazione ha di fatto sancito il collasso del pur debole sistema socio-assistenziale in Calabria, tant’è che numerosi sono i ricorsi al Tar, proprio per l’ illogicità dei Regolamenti approvati”.

Per il coordinamento “l’ordine del giorno del Consiglio Regionale è un intervento dettato dal buon senso che mira, in un momento così tragico, proprio a tutelare le fasce più deboli della popolazione. Evidentemente chi ne è rimasto contrariato sicuramente non vive la nostra realtà, non ha contezza né esperienza dei servizi socio-assistenziali.”

È stato precisato che “peraltro, la Delibera n. 503 altro non è che l’attuazione del Regolamento dell’autorizzazione e accreditamento delle strutture socio-assistenziali, contestualmente al passaggio delle competenze amministrative ai Comuni. La Delibera prevede, anche, a fronte di un adeguamento di requisiti organizzativi e strutturali, un aumento delle Rette per buona parte delle strutture socio-assistenziali, salvo che la stessa retta aumentata non è sufficiente a coprire i reali costi del lavoro, i cosiddetti requisiti organizzativi. Unitamente all’accreditamento di ulteriori numerose strutture (senza nessuna analisi del fabbisogno così come dal L. 328/2000) ha comportato un notevole aumento della spesa, senza alcun investimento finanziario da parte della Regione, ribaltando così, i maggiori oneri sui Comuni e sugli utenti”.

“Un’ulteriore perplessità – spiegano gli scriventi - la ribadiamo con riferimento alla composizione della Conferenza permanente regionale istituita dal precedente Assessore al Ramo: ci sembra strano che il Rappresentante dei Comuni nella Conferenza fa affermazioni in contrasto con quello che dice l’Anci, emblematico addirittura il Ricorso al TAR avverso a questa Delibera, del Comune Capoluogo di Regione”:

“Siamo sicuri che l’assessore al Ramo – concludono - avendo già dichiarato la necessità di concertare con tutti gli attori una vera “Riforma del Welfare”, si circonderà di persone competenti in materia, visto i risultati ottenuti fino ad ora.., magari anche l’ordine degli assistenti sociali, finora mai coinvolto e, che, quindi continua ad avere l’illusione che la Regione Calabria aveva attuato la Legge quadro 328 del 2000!!! L’auspicio resta, sempre e comunque, - chiosa - quello di dare attuazione alla “Riforma” tenendo presente l’obiettivo principale dell’integrazione socio-sanitaria come nel resto d’Italia, ottimizzando così i servizi essenziali in termini di qualità e di costi economici”.