Fase 2, le perplessità di Mostaccioli (Confartigianato Catanzaro)
“C’è grande confusione all’orizzonte di una Fase 2 che desta più incognite di quella che ci stiamo lasciando alle spalle. E nell’attesa di sapere quali provvedimenti partorirà il tavolo imbandito dall’Amministrazione comunale di Catanzaro per sostenere esercenti e commercianti travolti dall’emergenza economica immediata conseguenza del coronavirus, non possiamo che esprimere grande preoccupazione per tutto il mondo imprenditoriale, con particolare attenzione alle piccole e medie che operano nel settore dell’Artigianato. Il timore più grande è quella di essere lasciati soli dalle Istituzioni”. E’ quanto afferma il segretario provinciale di Confartigianato Catanzaro, Raffaele Mostaccioli.
“Davanti alle misure prospettate dal Governo nazionale, che saranno operative dal lunedì 4 maggio anticipate dalla contestata ordinanza della presidente della Regione dello scorso 26 aprile, che apre ristoranti e bar all’aperto anzitempo, salvo suscitare la reazione delle amministrazioni locali, non possiamo che dirci a dir poco perplessi – afferma ancora il segretario provinciale di Confartigianato Catanzaro -. Prima di tutto non possiamo che contestare la riapertura posticipata al 1 giugno di parrucchieri e centri estetici: prolungare la chiusura significa favorire l’aumento dell’abusivismo in un settore tra i più penalizzati in termini di ricavi e di posti di lavoro.
“L’effetto combinato di mancati ricavi a causa della chiusura e della concorrenza sleale degli abusivi nei mesi di marzo, aprile e maggio non potrà che causare una elevata mortalità delle imprese, che non possiamo permetterci soprattutto nel nostro territorio. Le perplessità di estendono sulle modalità scelte per riavviare le attività di gelaterie e laboratori di pasticcerie. Per non parlare della gestione della richiesta dei prestiti di 25mila euro per le imprese: le anomalie dell’applicazione del decreto colpiscono anche le imprese e garantiscono la vera liquidità è per le banche.
“La normativa, contenuta nel Decreto Liquidità, rinvia direttamente sia con riferimento ai finanziamenti fino a 25mila euro, sia con riferimento ai prestiti fino a 800 mila euro per imprese con fatturato fino a 3,2 milioni e fino a 5 milioni per aziende fino a 499 dipendenti, ai risultati dell’ultimo bilancio dell’impresa richiedente. In sostanza, occorre il bilancio 2019. Quale liquidità si può drenare alle piccole imprese che vogliono ripartire? L’altra domanda che ci poniamo è: che fine ha fatto la task force per l’economia annunciata dalla presidente della Regione? E’ il momento di riunirla, anzi, siamo già in forte ritardo, se non ora quando? Le Istituzioni non possono lasciare sole le imprese – conclude Mostaccioli -, serve fiducia per generare un minimo di ottimismo, il fattore determinante per riavviare la macchina”.