Commercianti “strozzati”: in manette marito e moglie e dietro l’ombra della ‘ndrangheta
La storia è più o meno sempre la stessa: commercianti o imprenditori che si trovano in un momento di forte difficoltà economica e che per far fronte alla situazione decidono di rivolgersi a “canali alternativi” per ottenere liquidità ma che poi ed inesorabilmente finiscono “strozzati” dall’usura.
Sembrerebbe proprio questo il caso di tue titolari rispettivamente di un esercizio commerciale e di un’attività produttiva di Guardavalle.
Nel 2016 avevano chiesto ed ottenuto un primo prestito di 20 mila euro. Poi, altri, ancora, fino ad arrivare ad un importo complessivo di ben 200 mila euro.
Una cifra importante che non sarebbero stati più in grado di restituire. Da qui le estorsioni da parte dei presunti usurai, "condite" da minacce di morte e percosse, finalizzate anche ad impossessarsi di immobili o delle attività commerciali di proprietà dei malcapitati.
Stretti in questa morsa sempre più stringente, alla fine, i due hanno deciso di rivolgersi alla giustizia, e nel maggio del 2019 hanno denunciato il tutto ai carabinieri di Soverato.
I militari non hanno perso tempo e fatto scattare subito intercettazioni telefoniche, ambientali, analizzato vari dati, e parallelamente svolto delle attività tradizionali, come osservazioni, controlli e pedinamenti oltre che degli accertamenti patrimoniali.
Gli elementi acquisiti hanno permesso di accertare le difficoltà economiche e il conseguente stato di bisogno dei due denuncianti, che erano stati così costretti a ricorrere ai canali abusivi per ottenere il denaro.
Nel corso delle indagini la vicenda è stata anche inquadrata in un più ampio contesto e di matrice ‘ndranghetista, dato che i presunti “strozzini”, sempre secondo gli inquirenti, sarebbero riconducibili ai Gallace, nota cosca attiva nell’area ionica catanzarese e con proiezioni anche nel Lazio e in Lombardia.
Stamani dunque l’epilogo con l’arresto di due persone, marito e moglie di Guardavalle: Francesco Galati, 43enne, e Giuseppina Taverniti, 40enne; il primo finito in carcere e la seconda ai domiciliari ed entrambi accusati di usura ed estorsione.
Nello stesso contesto è stato eseguito anche un sequestro preventivo di beni mobili e immobili degli indagati e che si trovano nei comuni di Guardavalle, Soverato e Nettuno, per un valore complessivo di oltre 100 mila euro.
L’ordinanza è stata emessa dal Gip del Tribunale di Catanzaro, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. Le investigazioni sono state condotte dai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia soveratese e da quelli della Stazione locale, e dirette personalmente dal Procuratore capo Nicola Gratteri, dall’Aggiunto Vincenzo Capomolla e dal Sostituto Debora Rizza.