Evasioni da milioni di euro per frode fiscale. Coinvolta anche impresa reggina

Reggio Calabria Cronaca

Ammontano a 2,5 milioni di euro i beni posti sotto sequestro dalle Fiamme gialle di Firenze agli amministratori di un’impresa che gestiva dei distributori di carburante e a cui viene contestata una presunta evasione fiscale da oltre 12 milioni di euro.

Questa mattina i finanzieri, su provvedimento del Gip del tribunale del capoluogo toscano, Antonella Zanini, hanno eseguito i provvedimenti su richiesta di Giuseppe Ledda, Pm titolare delle indagini, e svolte in diversi centri della regione.

I sigilli sono stati posti a beni mobili e immobili di proprietà o nella disponibilità delle persone accusate di aver evaso l'Iva con delle fatture false, tra il 2014 e il 2017.

Sigilli anche conti correnti bancari, denaro contante, quote societarie di istituti di credito, oltre che a tre auto di grossa cilindrata ed una villa del valore commerciale di oltre 700 mila euro.

Sono tre le persone denunciate e tutte residenti in provincia di Firenze, originarie una della provincia di Perugia e due di paesi stranieri.

La frode, secondo gli investigatori, sarebbe stata messa in atto per consentire a una società a responsabilità limitata con sede nell'hinterland fiorentino, titolare di distributori stradali di carburante nelle province di Firenze, Arezzo e Prato, di acquistare il carburante dall'estero in totale evasione dell'Iva.

Secondo quanto emerso dalle indagini, l’imposta dovuta all’erario non è mai stata versata e il debito con il fisco ha finito per gravare su altre otto società, con sede nelle province di Milano, Roma, Napoli, Salerno e Reggio Calabria che, a loro volta, non hanno adempiuto agli obblighi.

Le indagini avrebbero permesso di scoprire che una parte delle società erano fallite, altre erano invece operanti in settori commerciali diversi rispetto al comparto petrolifero.

I titolari, inoltre, erano persone coinvolte in altre frodi fiscali e in alcuni casi, erano state indagate per riciclaggio e associazione a delinquere, anche di stampo mafioso.

Il sistema avrebbe permesso all'impresa titolare dei distributori di acquistare carburante “sottocosto” e ottenendo guadagni più elevati rispetto ai concorrenti.