Banca d’Italia: economia calabrese in stagnazione, la pandemia farà “precipitare” il Pil
La crisi pandemica ha colpito l'economia calabrese in una fase di sostanziale stagnazione. Sulla base dei dati Istat e Prometeia, lo scorso anno il PIL della nostra regione, in termini reali, risultava ancora inferiore di 14 punti percentuali rispetto ai livelli del 2007; gli indicatori disponibili ne indicano per il 2020 un’ulteriore caduta.
La velocità di ripartenza dipenderà in parte dalla durata dell’epidemia e dall’efficacia delle misure di contrasto dell’emergenza; tuttavia, come accaduto anche dopo le crisi del periodo 2008-2014, vi potrebbero influire negativamente i fattori strutturali che caratterizzano l’economia regionale e ne condizionano soprattutto la produttività e i livelli di investimento.
Questo, in sintesi, il quadro che emerge dal rapporto annuale presentato oggi dalla Banca d’Italia e che fotografa lo stato di salute dell’economia calabrese.
Sul fronte delle imprese, ad esempio, il rapporto ribadisce come le misure di contenimento della pandemia hanno avuto rilevanti ripercussioni sulle stesse attività.
Le indagini della Banca d’Italia prevedono infatti una diminuzione del fatturato molto significativa nel primo semestre per le aziende operanti in regione, riflettendo essenzialmente il forte calo della domanda interna.
Il settore più colpito nella fase attuale è quello dei servizi privati, in particolare i trasporti, il commercio al dettaglio non alimentare ed il comparto alberghiero e della ristorazione, che negli ultimi anni aveva sostenuto in misura significativa le dinamiche occupazionali, anche attraverso la creazione di nuove imprese.
AUMENTA IL FABBISOGNO DI LIQUIDITÀ
La ripartenza del settore sarà molto graduale, considerando la difficoltà di rimuovere i vincoli imposti dal distanziamento fisico e il tempo necessario per recuperare la fiducia dei consumatori.
Il brusco calo delle vendite conseguente al blocco delle attività, al quale non è corrisposta un’analoga riduzione dei costi, ha accresciuto il fabbisogno di liquidità del sistema produttivo, in parte colmato dalle misure introdotte dal Governo, che hanno consentito di accedere a nuovi prestiti garantiti dallo Stato.
Tali strumenti, insieme alle misure di moratoria e al maggiore utilizzo dei margini disponibili sulle linee di credito a breve, potrebbero spingere una lieve crescita dei prestiti alle imprese, che ancora nel primo trimestre del 2020 scontavano la debolezza che aveva caratterizzato il mercato del credito nel 2019.
Il sistema produttivo regionale si trova comunque ad affrontare la crisi attuale in condizioni finanziarie migliori rispetto al passato.
Nell’ultimo decennio è aumentata la redditività, è calato l’indebitamento e si sono accresciute le disponibilità liquide delle imprese.
Il miglioramento delle condizioni finanziarie delle aziende è però avvenuto in parte a scapito dell’attività di investimento, che in questa fase potrebbe ulteriormente risentire del forte rallentamento congiunturale e dell’elevata incertezza che circonda ancora l’evoluzione della pandemia.
IL MERCATO DEL LAVORO E LE FAMIGLIE
Secondo le prime evidenze relative al 2020, le ricadute della pandemia sul mercato del lavoro sarebbero state considerevoli, in un quadro già caratterizzato nel 2019 da una stagnazione dei livelli occupazionali.
I dati sulle comunicazioni obbligatorie evidenziano una significativa riduzione del numero di posizioni lavorative dipendenti tra marzo e maggio, che è per gran parte imputabile al terziario.
Anche in connessione al blocco dei licenziamenti e al sostegno assicurato dalla Cassa integrazione guadagni, tale calo si è concentrato essenzialmente nella componente a tempo determinato che, in Calabria, ha un’incidenza maggiore rispetto al resto del Paese ed è cresciuta nell’ultimo decennio.
Per questo la crisi pandemica ha interessato particolarmente chi è entrato da poco nel mercato del lavoro, come le generazioni più giovani.
Il deterioramento delle prospettive occupazionali ha colpito un contesto fragile, contraddistinto da tassi di occupazione molto bassi nel confronto nazionale.
Anche per la mancanza di occasioni lavorative i livelli di diseguaglianza e povertà sono superiori al resto del Paese. La debolezza dei redditi da lavoro era stata negli anni in parte compensata da trasferimenti pubblici, più intensi della media italiana, da ultimo rafforzati con l’introduzione del Reddito di cittadinanza.
Nella prima parte del 2020, tale supporto si è ulteriormente intensificato in connessione all’introduzione di diverse misure di sostegno al reddito delle famiglie volte a contrastare l’emergenza Covid-19.
Come nel caso delle imprese, anche le famiglie calabresi affrontano comunque questa difficile fase congiunturale con livelli di indebitamento, in rapporto al reddito disponibile, inferiori rispetto a quelli osservati alla vigilia della crisi del debito sovrano, seppur particolarmente concentrati nel segmento del credito al consumo.
Inoltre, anche la ricchezza finanziaria si è moderatamente rafforzata rispetto al 2011, insieme ad una ricomposizione del portafoglio a favore delle attività più liquide, che potrebbe contribuire ad attenuare l’impatto negativo della crisi economica in essere.
Nel primo trimestre del 2020, i finanziamenti alle famiglie hanno registrato un rallentamento, rispecchiando soprattutto la riduzione nel mese di marzo della domanda di credito connessa alla contrazione dei consumi.
Nei mesi successivi, l’andamento del credito potrebbe scontare maggiormente anche il ridimensionamento del numero delle compravendite immobiliari.
IL MERCATO DEL CREDITO
Sempre nel primo trimestre del 2020 i prestiti al settore privato non finanziario hanno leggermente rallentato, riflettendo l’andamento del credito alle famiglie, che aveva trainato la dinamica dei finanziamenti negli anni precedenti.
Alle famiglie è anche ascrivibile l’accelerazione nella crescita dei depositi bancari, avvenuta in particolare a marzo, quando si è intensificato il clima di incertezza in merito all’evoluzione della pandemia.
Prima dell’emergenza Covid-19, il tasso di deterioramento del credito si collocava su livelli bassi in prospettiva storica ed in linea con il resto del Paese.
Secondo il rapporto vi ha contribuito il mutamento nell’ultimo decennio della composizione degli affidati verso imprese con bilanci più solidi.
Nella fase iniziale della crisi pandemica, l’incremento dei prestiti deteriorati è stato contenuto dalle misure introdotte a sostegno di imprese e famiglie, in particolare dai provvedimenti legislativi sulle moratorie e sulla sospensione delle rate dei mutui per l’acquisto di abitazioni.
In prospettiva, le ricadute sulla qualità del credito dipenderanno dalla durata della recessione, dalla rapidità della ripresa e dagli eventuali interventi pubblici di sostegno.
LA FINANZA PUBBLICA DECENTRATA
Per fronteggiare l’emergenza Covid sono state stanziate a livello nazionale maggiori risorse al fine di potenziare i sistemi sanitari delle regioni italiane: anche in Calabria tali fondi sono stati utilizzati per aumentare sia i posti in terapia intensiva sia il numero di medici e infermieri, anche se ciò è avvenuto in misura inferiore al resto del Paese.
In aggiunta agli ampi interventi previsti dal Governo, la Regione Calabria ha inoltre dedicato alcune misure specifiche all’emergenza economica destinate a famiglie e imprese, essenzialmente attraverso la riprogrammazione di parte dei fondi comunitari ancora inutilizzati, resa possibile dal quadro straordinario di sostegno posto in essere dall’Unione europea.
Nel contempo, in un contesto già caratterizzato da diffuse fragilità delle condizioni di bilancio, gli effetti dell’emergenza potrebbero riflettersi sensibilmente sulla situazione finanziaria degli enti territoriali, che dovranno fronteggiare i vincoli di liquidità connessi con lo slittamento degli incassi e con le perdite di gettito, a fronte di spese in gran parte incomprimibili.
Tale fenomeno potrebbe drenare ulteriormente risorse dagli investimenti in opere pubbliche, che erano ancora in calo prima dello scoppio della pandemia.