Reperti archeologici, all’Unical 28 oggetti falsi sequestrati dal Tpc

Cosenza Cronaca

Sono stati sequestrati in diverse operazione i 28 reperti archeologici contraffatti che i militari del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Cosenza, ha deciso di consegnare all’Università della Calabria di Arcavacata e in particolare al Dipartimento di Culture, Educazione Società.

I sono stati affidati dal Capitano Bartolo Taglietti, Comandante del Nucleo TPC di Cosenza, ad Armando Taliano Grasso, delegato dal direttore del predetto Dipartimento, Roberto Guarasci.

Grazie a questa consegna, un gruppo di docenti e ricercatori dell'Università della Calabria, appartenenti ad aree scientifiche diverse tra loro (archeologi e geologi), potranno avviare diverse attività sulla falsificazione di reperti archeologici. Un tema, questo, che ognuno degli esperti affronterà muovendo dalle diverse esperienze disciplinari e applicando le metodiche dei propri ambiti scientifici, per poter rispondere, in sede giudiziaria, al quesito sull’autenticità o meno dei beni sequestrati e sulle probabili aree di provenienza.

La ricerca avviata dal Laboratorio di Topografia Antica e Antichità Calabresi del Dipartimento di Culture, Educazione e Società, è stata premiata dalla decisione dell’Autorità Giudiziaria di affidare definitivamente un interessante gruppo di reperti al predetto Laboratorio.

Nel 2011 la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cosenza -dichiara il Capitano Bartolo Taglietti- ha affidato al professore Taliano Grasso l’incarico di consulente tecnico per stabilire la provenienza e l’autenticità di 191 reperti archeologici sequestrati in Puglia dal Nucleo di Cosenza. Il Tribunale di Foggia, Autorità Giudiziaria interessata successivamente per competenza territoriale da quella di Cosenza e poi, in secondo grado di giudizio, la Corte di Appello di Bari, ha condannato i responsabili e disposto la confisca di tutti i reperti, restituendo quelli autentici al Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, mentre, per quelli contraffatti ha ordinato l’affidamento definitivo, per motivi “didattici e di studio”, in favore del Laboratorio di Topografia Antica e Antichità Calabresi, del predetto Dipartimento dell’UNICAL”.

“Questo gruppo di reperti -afferma il professore Taliano Grasso, responsabile del Laboratorio- potrebbe rappresentare il primo nucleo di una significativa collezione. Tenendo conto della ultra decennale collaborazione con il Nucleo TPC di Cosenza, nel corso della quale l’Università della Calabria ha dato un importante contributo ai Carabinieri per recuperare e restituire al patrimonio dello Stato circa 20.000 oggetti di interesse archeologico, penso che in futuro ci sarà la possibilità di ampliare la collezione”.

L’Autorità Giudiziaria ha disposto l’affidamento definitivo di questi reperti all’Università della Calabria per esigenze didattiche e di studio. Per le prime non può certo sfuggire l’importanza, per gli studenti interessati anche all’archeologia giudiziaria e ai crimini contro il patrimonio archeologico, di poter fare esperienza laboratoriale direttamente su questi reperti. Dal punto di vista scientifico, i risultati del lavoro svolto sono stati presentati in occasione del ciclo di conferenze promosse dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale nell’ottobre-dicembre del 2017 e in diversi altri convegni nazionali.

“La prossima iniziativa -dichiara il professore Roberto Guarasci- sarà una mostra da organizzare in autunno con il Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria. Per l’occasione, il nostro Dipartimento ha firmato con il Museo una convenzione di collaborazione scientifica che prevede, oltre alla mostra, lo sviluppo congiunto di idee e progetti”.