Difficoltà di accesso al credito, al via e-mail e numero whatsapp
Il Centro studi Politico-sociali “Don Francesco Caporale”, Liberamente Calabria, Eu20, STM srl e Forum delle Associazioni hanno deciso di avviare un tavolo di confronto aperto con la Filiale regionale della Banca d’Italia a Catanzaro grazie alla quale hanno istituito un email ( Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. ) e un numero WhatsApp 392/4393781 con il quale fornire assistenza gli utenti in merito alla difficoltà di accesso al credito. Le informazioni verranno prontamente inviate a alla direzione della Banca d’Italia.
Assenza di risposta nelle istanze, difficoltà di accesso al credito e nelle potenziali interlocuzioni con il sistema bancario, esasperazioni procedurali della legge soprattutto per quanto riguarda i fondi al di sotto di 25 mila euro. Sono questi alcuni degli esempi che associazioni come Confcommercio, Centro studi Politico-sociali “Don Francesco Caporale”, Liberamente Calabria, Eu20, STM srl e Forum delle Associazioni hanno portato, nelle scorse settimane, ad un proficuo tavolo di confronto aperto con la Filiale regionale della Banca d’Italia a Catanzaro.
Il direttore Sergio Magarelli ha condiviso la richiesta di un costante monitoraggio e di una incisiva sorveglianza volta ad affrontare in maniera concreta le criticità del sistema bancario segnalate dalle associazioni che ha portato alla creazione di un indirizzo mail e un numero WhatsApp dedicato per consentire alle aziende e ai cittadini di inviare segnalazioni di disservizi o di ritardi da parte degli istituti bancari.
Ad illustrare le misure concrete alle imprese e ai cittadini per facilitare e sostenere l’accesso al credito, questa mattina, nella sede di Confcommercio Area Centrale – in via Lucrezia della Valle a Catanzaro – a nome della rete di associazioni che si è attivata in tal senso, sono stati il presidente di Confcommercio Pietro Falbo e Alberto Tiriolo del Centro Studi Politico-sociali “Don Francesco Caporale”.
“Il crollo dei consumi e l'azzeramento degli incassi per la maggior parte di loro, ha rappresentato un'ecatombe economica, soprattutto nei nostri territori contraddistinti da crisi endemica e tessuto commerciale molto fragile – ha esordito Falbo -. Le misure del governo e degli altri enti sono arrivate tardive anche per la burocrazia bancarie e le istruttorie per niente semplificate applicate dagli istituti. Tutto questo giova alla criminalità organizzata che supplisce con l’usura alle necessità di liquidità delle aziende e delle loro famiglie.
“Il rischio usura sul nostro territorio è un rischio reale, lo abbiamo detto più volte, perché i falsi benefattori che bussano agli esercizi commerciali arrivano spesso prima di ogni altro per dare sollievo economico a chi in quel momento non ha possibilità di accedere al credito. Quello che serve non un atto d'amore, ma un’ammissione di responsabilità da parte delle banche, una volta per tutte chiamate a rispondere ad un’esigenza macrosociale, che potrebbe ripercuotersi a cascata sull'intero sistema produttivo”.
“Il ruolo di monitoraggio che le associazioni stanno svolgendo si è sostanziato nell’invitare la direzione e la vigilanza della Banca d’Italia a supportare le istanze di quella fascia imprenditoriale che non ha tutela e che è stata abbandonata dalle Poste Italiane e che non è stata supportata dalle banche nella richiesta di finanziamento – ha detto intervenendo Tiriolo -. A fronte del potenziale rischio dell’ usura che risponde prontamente all’esigenza di cassa degli imprenditori in crisi , le istituzioni bancarie non hanno svolto con efficienza il loro ruolo. Grazie alla sinergia con le altre associazioni, quindi, abbiamo delineato un documento che ci impone di vigilare sulla concessione al credito. Abbiamo il dovere – ha concluso Tiriolo - di rendere forte la nostra struttura sociale e questo può avvenire attraverso la vigilanza sulle attività delle banche ,fungendo da interfaccia con le aziende per dare risposte alle loro difficoltà soprattutto relativamente ai finanziamenti sui fondi di garanzia”.