Le piazze di spaccio milanesi in mano alla Locale di ‘ndrangheta, 15 arresti
Controllavano le piazze di spaccio dei quartieri popolari milanesi di Corsico e Cesano Boscone: da qui l’accusa di traffico di sostanze stupefacenti, ma anche di detenzione e porto di armi clandestine, mentre a due sole persone si contesta l’aggravante del metodo mafioso, cioè di avere commesso il fatto per agevolare l’attività della ‘ndrangheta nella cosiddetta locale di Corsico-Buccinasco, da sempre egemone nella zona.
Questo l’esito dell’operazione scattata stamani tra le province di Milano e in quella reggina e che ha visto i carabinieri della Compagnia di Corsico impegnati nell’eseguire un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di ben 17 persone, per dieci delle quali si sono spalancate le porte del carcere, altre cinque sono finite ai domiciliari e due sono state sottoposte all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
L’indagine che ha portato al blitz è iniziata nel settembre di due anni fa, nel 2018. Coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo meneghino è la prosecuzione di un’altra operazione, la “Quadrato”, conclusa nell’ottobre dello stesso anno (QUI) e che consentì di individuare e smantellare un gruppo criminale che trafficava grossi quantitativi di droga, in prevalenza cocaina e marijuana, e che operava nella zona sud-ovest della provincia milanese.
Allora furono 14 le misure cautelari che colpirono anche i fratelli Antonio, Francesco e Salvatore Barbaro, tutti condannati in abbreviato a pene tra i 9 e 13 anni.
L’impianto accusatorio di oggi è stato suffragato dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, che hanno consentito agli investigatori di arrivare ad alcuni indagati e che vengono considerati come promotori e affiliati alla ‘ndrina dei Barbaro-Papalia di Platì, nel reggino, attivi appunto nella gestione delle piazze di spaccio nei due quartieri popolari di Milano.
Gli elementi di prova acquisiti avrebbero permesso di accertare il reato associativo, con un preciso organigramma e una specifica suddivisione dei ruoli tra i presunti affiliati, collegati tra loro da un “solido vincolo, funzionale alla gestione dell’intera filiera del commercio illegale di stupefacenti” spiegano gli investigatori.
Un commercio che prevedeva anche un’accurata individuazione dei luoghi da usare come deposito per lo stoccaggio temporaneo della droga, ma anche l’organizzazione della vendita al dettaglio delle dosi attraverso una rete ben consolidata di sub-spacciatori.
Infine, poteva contare su un pattugliamento rigoroso delle aree maggiormente interessate dalle attività tramite delle vedette, quest’ultime addirittura a conoscenza dei modelli e delle targhe delle auto civili in dotazione ai Carabinieri.
Il gruppo avrebbe poi investito i consistenti guadagni ottenuti in attività del settore della coltivazione indoor della canapa light, sostanza rilevatasi - a seguito di accertamenti eseguiti – con un principio attivo superiore a quello consentito dalla legge.
Nel corso dell’indagine, per riscontrare le responsabilità dei singoli, sono stati eseguiti sette arresti in flagranza e recuperati circa un chilo di cocaina, due e mezzo di marijuana e 100 grammi di hashish.
(ultimo aggiornamento alle 13:01)